venerdì 26 agosto 2016

Il cowboy, l'arbitro ed il campo di Montorli

Forse sarà il momento in cui ci accorgeremo che è arrivata l'ora di tornare a considerarci un paese povero. Dopo aver rinunciato a festeggiare San Rocco, Boville sembra proprio che debba prepararsi a fare a meno anche del calcio. Sarebbe un grosso smacco, considerando che cinque anni fa il Boville era in serie D.

La retrocessione dello scorso anno è una ferita che brucia ancora. L'edilizia è ferma, moltissime imprese sono in grossa difficoltà, come tante famiglie del resto. Le vacche grasse sono finite da un pezzo, non possiamo permetterci più lo squadrone come qualche anno fa.

L'amministrazione in tutto questo scenario ha fatto un passo indietro. Sono lontani i tempi della grande squadra ma anche quelli del sindaco Piero Fabrizi seduto in panchina, come medico della società. Intendiamoci, Piero ha dato tanto alla società in questi anni. Una delle prime opere realizzate fu proprio la tribuna degli ospiti per permettere al Boville di disputare a Montorli le partite di serie D. Ed ora tra le opere in programma c'è il rifacimento del tappeto sintetico del campo, con un mutuo di trecentomila euro che finora è anche l'opera principale del suo secondo mandato.
Tuttavia, quando si è fatta più profonda la crisi economica e la buona sorte ha voltato le spalle al Boville, Piero ha deciso di allontanarsi in maniera lenta ma progressiva dal calcio.

Da qualche mese hanno rotto lui ed il suo vice sindaco, Memmo Di Cosimo, che gli amici di Radio Boville hanno imparato ormai a conoscere come Bill Centriglio. Caricature a parte, è stata una frattura politica e personale sicuramente profonda, per entrambi. Diciamoci la verità, i rami dei pini che arrivano fino alla porta degli spogliatoi, un mimino di manutenzione, una tinteggiata qua e là .. in altri tempi il comune lo avrebbe fatto volentieri. Francamente, non è uno spot molto bello per il nostro sindaco che pare stia facendo, come è giusto che sia, un pensierino a correre alle prossime regionali.
Il ragionamento è molto semplice: la dirigenza della squadra deve fare il massimo per tenere ad un buon livello la struttura ed il comune deve collaborare, nel rispetto dei vincoli ma anche al massimo delle sue possibilità. Fare tutto quello che si può fare, insomma.

In ballo c'è il prestigio del calcio nel nostro paese, a metà strada tra due piazze, Frosinone capace di arrivare fino alla massima serie ed Isola Liri che è sparita nonostante una tradizione di decenni alle spalle.
A fare le spese, se non si tornasse ad una cordialità nella collaborazione, sarebbero tutti i ragazzi del paese, da quelli più piccolini. Tutti i genitori, in fondo, vorrebbero che i loro bambini i primi calci al pallone li tirassero con addosso i colori del Boville. Ci si accorge di amare quella palla che rotola da piccolini, esattamente come si ama la terra nella quale si sta crescendo. Non rassegniamoci al fatto che Boville debba essere necessariamente più povera.

Certo, ora l'urgenza non è questa ma è di stringerci intorno a quelle comunità che sono state vittime del terremoto, paesini piccolini come il nostro, realtà che come noi facevano parte del club dei Borghi più belli d'Italia. Radio Boville si unisce al loro dolore.

giovedì 18 agosto 2016

La festa di San Rocco ed i cinesi a Sora Laura

Nel frattempo, a Sora Laura, sono arrivati i cinesi. No, non sono venuti ad alloggiare nel vecchio ostello per una visita della Ciociaria. No, ci hanno aperto un negozio di due piani.
Cinque estati fa a Boville venivano ad esibirsi Nek e Giusi Ferreri; ora, appena, una manciata di anni dopo non riusciamo nemmeno ad imbastire la festa di San Rocco.
I racconti dei più anziani ci mandano alla mente ricordi dolci, lontani e spesso incomprensibili riguardo a cosa significasse quella festa per la nostra gente. Si andava a Boville, nei giorni dell'Assunta e di San Rocco non solo per partecipare ai riti religiosi ma anche per andare a mangiare il pollo con i peperoni in qualche bettola del centro storico. Era un evento, un giorno speciale per la comunità di Boville, gente onesta e laboriosa ma costretta a convivere ora con la povertà ed ora con i soprusi dei "signori" del paese.
San Rocco era una festa nella festa, odori, sapori e colori diversi, un respiro di libertà . Qualcuno non poteva comunque permettersi un pollo intero e allora si condivideva la "partuccia", una povertà nobile e dignitosa che talvolta si esprimeva nel cavalleresco gesto, almeno per i canoni dell'epoca, di riportare la "fantacia" alle donzelle in dolce attesa.
Diciamoci la verità, dopo secoli di sofferenza ci eravamo specializzati nelle feste e solo la litigiosità ed il campanilismo ci hanno impedito di superare nel minutaggio dei fuochi la Madonna del Suffragio dei nostri cugini monticiani. Sempre che abbia un senso bruciare per aria decine di migliaia di euro in pochi minuti, eravamo i numeri uno. Ora, l'amministrazione comunale ha dovuto posticipare Boville Etnica a ridosso del Ferragosto per far sembrare tutto meno grottesco e poche volenterose persone hanno permesso comunque lo svolgimento della cerimonia. E come se non bastasse, pare che quest'anno Zingaretti ci abbia negato i fondi per la Pasqua con Giotto che erano arrivati praticamente dal primo anno in cui si è tenuta la rassegna. Sarà divertente vedere il sindaco Piero Fabrizi, in pole per la candidatura alla Pisana, fare porta a porta brigando per la riconferma del fratello di Montalbano.
Cinque anni dicevamo. Sembrano lontani i tempi di Nek e di Giusi Ferreri. I migliori artisti sulla piazza, al culmine della nostra magnificenza, prima del grande inverno del crollo del settore immobiliare. Sembra trascorsa un eternità, sono soli cinque anni. Il mondo è cambiato attorno a noi e la colpa non possiamo darla a nessuno, nemmeno a quegli amministratori che camminano per le strade alla ricerca dell'ultimo Pokemon come un teenager qualsiasi.
Nell'epoca della modernità liquida, con il settore immobiliare fermo al palo e con le case sembra non volerle più nessuno Boville è costretta a guardarsi dentro; i tempi dei nostri avi purtroppo sono lontani, ritrovare un briciolo della loro umanità, della condivisione potrebbe realmente aiutarci.
A Boville probabilmente non verranno i cinesi, non adesso almeno, complice anche lo scarso appeal commerciale del nostro borgo. Chinatown non è più il fantasioso racconto di qualche paesano che è stato in vacanza a New York ma è qualcosa di molto più vicino a noi. E' finita un epoca o forse ne sta per iniziare una nuova.