lunedì 27 febbraio 2017
"La morte di una persona è sempre una sconfitta, per tutti". Monsignor Vincenzo Paglia interviene sul caso Fabo
domenica 19 febbraio 2017
Bernie Sanders, la sinistra baucana e l'Ottocento
giovedì 16 febbraio 2017
Chiude la vecchia Banca della Ciociaria, fine di una storia
giovedì 9 febbraio 2017
The Donald, la torre ed il colpo di testa di Pelè
Gli americani vogliono costruire il muro con il Messico, due anni fa Piero ed i suoi volevano comprare la torre.
Settanta mila euro, centodieci con gli interessi; tanto sarebbe costata la torre della discordia al popolo di Boville mentre, a sentire The Donald, il muro che farà da confine insieme al Rio Grande lo pagheranno i messicani.
Tra nostalgia ed una montagna di sensi di colpa, insomma, sembra che l'amministrazione comunale abbia archiviato l'idea di rilevare la torre.
Peccato perché avremmo potuto usare l'avamposto per gli avvistamenti delle truppe dei Borboni che muovono verso l'amata terra di Bauco. E allora la storia che avremmo potuto raccontare sarebbe stata una mezza truffa, un cocktail sbagliato, un Cuba Libre con troppa cola e troppo poco rum.
Comunque sia, i baucani in America hanno votato in maggioranza per Trump. Sarà per l'affinità con l'immobiliarista del Queens, sarà per il desiderio ancestrale di costruire muri, sempre e comunque. Si sa, sono gente pratica i baucani.
Per i nostri concittadini al di là dell'Atlantico del resto il Messico significa tre cose : immigrati illegali, una bandiera molto simile a quella dell'Italia e la finalissima persa a Città del Messico nel 1970 con Rivera in campo sei minuti, l'Italia contro il Brasile, Valcareggi in panchina e Pelè che sale sulla luna.
E così, mentre i baucani d'America si chiedono se The Donald riuscirà o meno a mantenere gli impegni assunti, i baucani della madrepatria si chiedono quali promesse gli faranno gli aspiranti candidati ad indossare la fascia tricolore oggi saldamente sulle spalle di Piero.
A Boville fortunatamente, non ci servono muri e nemmeno torri. Forse non abbiamo bisogno nemmeno di rivoluzioni.
I cubani ben presto si accorsero che la rivoluzione era una beffa e che Fidel non era diverso da Batista. Basterebbe, semplicemente, non votare più i politici chiacchieroni. Quelli che negli ultimi venti anni non hanno fatto altro che costruire opere inutili e messo continuamente le mani in tasca ai cittadini.
L’arte di sopravvivere in difesa non passa per forza dalle clientele.
lunedì 23 gennaio 2017
Trump, la diaspora socialista e la corsa al dopo Piero
venerdì 18 novembre 2016
La catena, il lucchetto ed il Montorli
Avevamo la squadra, anzi due squadre, la Bovillense ed il Boville e non avevamo un campo. E cosi, dopo l'umiliazione di doverlo chiedere in prestito agli "odiati" cugini di Monte San Giovanni Campano un gruppo di imprenditori in rampa di lancio e di giovani di buone speranze decisero di costruirselo, un campo sportivo. Sul punto più alto di una delle colline più belle, con un panorama mozzafiato e tanto spazio intorno per costruire tribuna, spogliatoi e parcheggi. Pietro Fabrizi, Umberto Mizzoni, Antonio Guglielmi, il direttore didattico Di Mario, Salvatore Botticelli con i suoi mezzi di movimento terra, giovani ed anziani : tutti misero a modo loro una pietra, un granello di sabbia al Montorli.
Erano lungimiranti quegli uomini che avevano visto con i loro occhi, da bambini, la povertà e qualcuno anche la guerra. Un campo sportivo dove fare sport, divertirsi ed andare a tifare ma anche un pochino sognare la domenica, magari con un orecchio alla radiolina per sentire le ultime della serie A. Si giocava tutti di domenica, tutti alla stessa ora, non c'erano anticipi e posticipi, molti non avevano ancora la televisione, figurarsi il satellite. L'Inter era stata da poco ceduta a Fraizzoli da Moratti padre e Berlusconi non era che un minuscolo imprenditore della periferia milanese.
I tempi cambiano, i sogni sono duri a morire.
Stamattina però il sogno di quegli uomini è stato scalfito ma non la loro memoria. Così. dopo aver messo i lucchetti al campo di San Lucio, dopo aver chiuso anche la palestra e fatto fuggire la pallavolo oggi è stato il turno del Montorli.
Politica, ripicche stupide, piccoli uomini a confronto di "giganti" che hanno costruito invece che distrutto e lasciato macerie.
Ci toccherà andare a giocare ancora a Monte San Giovanni? No, il Montorli riaprirà presto. Regalerà ancora emozioni e piccoli sogni. E sarà ancora più bello.
Il sogno di quei ragazzi di allora è più forte di tutto e di tutti. Anche di Piero e dei suoi burocrati.
venerdì 28 ottobre 2016
Centriglio, terra di suggestioni e tori perplessi
E, a proposito di corna, mancano poche ore e potremmo chiedere a Bill Centriglio, per tutti Memmo, le ragioni del tradimento tra lui e Piero. Primo eletto nella lista di Piero Fabrizi, un tempo erano uno l'ombra dell'altro; capitava di incontrarli spesso, insieme.
Quasi un anno fa la rottura e dopo essersi rifugiato per mesi nel politichese tra poche ore Memmo scenderà nell'arena.
Il discorso, le domande del pubblico, la carta stampata, gli amici sostenitori e le spie inviate dagli avversari.
E lui, uomo cresciuto a Centriglio, da sempre terra di tori, vestirà gli abiti del matador. Si, come le corride in Spagna.