lunedì 27 febbraio 2017

"La morte di una persona è sempre una sconfitta, per tutti". Monsignor Vincenzo Paglia interviene sul caso Fabo

Continua a fare scalpore, sui media nazionali, la scomparsa di Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente d'auto tre anni fa che è morto stamattina in Svizzera dopo essersi sottoposto all'eutanasia attiva. "Fabo - come era conosciuto - è morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo": scrive Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Poi è lo stesso Cappato a fornire dei dettagli sugli ultimi istanti di vita di Fabo. "Ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato". 
"Tutto questo mi rattrista molto. Deve rattristarci tutti, e anche interrogarci". Questo il commento del nostro concittadino, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato, prima che arrivasse la notizia della morte di dj Fabo. "Ogni volta che si pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una sconfitta", ha dichiarato monsignor Paglia in un'intervista al Corriere della Sera, "una sconfitta amara: sia per chi dice 'non ce la faccio più" sia per una società che si rassegna all'impotenza".Per l'arcivescovo "la legge non può per sua natura"regolamentare "situazioni così drammatiche" e "il rischio è di creare 'la cultura dello scartò di cui parla il Papa".

domenica 19 febbraio 2017

Bernie Sanders, la sinistra baucana e l'Ottocento

Chissà cosa ne pensano i tre tenori della "sinistra" dem baucana. Enzo Perciballi, il renziano della prima ora, Ruggero Mastrantoni, il primo a sponsorizzare la nascita del Pd e Memmo Di Cosimo, democratico ante litteram che aveva in tasca la tessera della Margherita anche quando la moglie Anna Iaboni era candidata con i Ds : dicevamo, cosa ne pensano, alla vigilia del congresso del Pd i protagonisti della "gouche" baucana?
Tutti e tre sostenitori del giullare fiorentino oppure fieri restauratori del socialismo? Cosa si diranno durante il congresso è facile immaginarlo. In realtà non hanno niente da dire e la gente di Boville, per fortuna, non gli da nemmeno troppo ascolto. "Il nostro nemico è la destra» e giù applausi dalla sparuta platea, composta per lo più da sessantenni. Enzo Perciballi, rigorosamente in giacca e cravatta, indosserà gli abiti del moderato, Memmo Di Cosimo si travestirà da rivoluzionario, alla perenne ricerca di voti, non importa se arriveranno dal Marchionne di turno oppure da qualche precario. Certo, di giovani precari e popolo dei «voucher», altro tema molto in voga, se ne vedranno pochi. Quelli, la generazione dimenticata, vota per i Cinque Stelle. Ad abbassare un po' la media dell'età ci sarà qualche piccola delegazione di Giovani Democratici, con barbe da hipster e maglioncino «alla Marchionne». Non ci sono e non ci saranno le bandiere del Pd, partito che a Boville è stato spodestato a sinistra dai socialisti di Piero Fabrizi. E infatti gli unici di rosso vestiti, resteranno fuori dalla contesa.
Dentro, intanto, continua la rievocazione del socialismo ottocentesco. Verranno proiettate immagini della Resistenza, del '68 e delle proteste antirazziste in America. Oltre ai classici della sinistra italiana, primo fra tutti l'intramontabile Enrico Berlinguer, gli oratori citeranno Nelson Mandela, Rosa Parks e Papa Francesco. Magari facendo finta di dimenticarsi per quali ideali, i primi due, hanno lottato.
Di operai dentro la sezione del Pd a Boville non se ne vedono più da un pezzo. Vuoi perchè a Boville erano diventati tutti imprenditori, vuoi perchè la gente che falce e martello li usava davvero, negli anni dove dominava "la sinistra al caviale" (ed al cachemire aggiungiamo noi), non l'hanno mai fatta parlare. «Mi stupisce che ancora ci siano gli operai». Al solo pronunciare la parola tutti si scatenano. Al solito insomma, le parole d'ordine saranno sinistra e socialismo. Ma dovranno stare attenti a parlarne perchè da un paio d'anni sono il verbo di Orlando Cervoni, «il Bernie Sanders baucano». In fondo, ci si accontenta di poco.

giovedì 16 febbraio 2017

Chiude la vecchia Banca della Ciociaria, fine di una storia

Troppo piccola e non conviene. Ed i baucani non hanno più soldi da metterci e forse nemmeno il rating giusto per prenderne in prestito. Forse, è soltanto il segno dei tempi, delle tecnologie che cambiano il modo di vedere il mondo; del resto, con uno smartphone si è in banca.
Resta il fatto che il centro storico di Boville non ha più una banca; la vecchia Banca della Ciociaria chiude i battenti il prossimo diciassette marzo ed i conti correnti verranno trasferiti a Frosinone. A Boville non rimane che un solo uno sportello periferico, di Intesa, a Casavitola. E chissà ancora per quanto. 
Il nostro paese adesso lo vediamo un po' spento, ridiventato improvvisamente povero, come era una volta, prima del boom delle costruzioni e dell'edilizia.

Molti non lo sanno ma a Boville è nata una banca. Eravamo al crepuscolo degli anni Ottanta, l'ultima decade d'oro per immobiliaristi e costruttori, e l'alba dei più morigerati anni Novanta, quelli in cui Giuliano Amato ebbe la geniale idea di tassare per la prima volta la casa di proprietà. 

Fu così, che in quegli anni, nella piccola sala della biblioteca comunale, a pochi metri dalla filiale della Banca della Ciociaria nacque la Popolare del Frusinate. Poi le cose sono andate come sono andate e Boville ha perso fin da subito la presa sull'istituto di credito che nel giro di pochi anni si è ramificato in tutta la Ciociaria. Eppure a Boville non ha mai aperto uno sportello.
Nel frattempo al borgo aveva aperto una filiale anche il vecchio Banco di Napoli, fuggito nottetempo alle prime avvisaglie della crisi nell'ottica di una razionalizzazione dei costi con la capogruppo Intesa Sanpaolo. Ora, anche la vecchia Banca della Ciociaria se ne va. Al destino, si sa, non manca mai il senso dell'umorismo.
Il nostro centro storico continua a perdere pezzi. Meno servizi, meno qualità della vita, meno persone che circolano, meno incassi per i negozi, nessun introito per il comune di Boville che negli anni ha sempre percepito l'affitto. 
Meno, meno di tutto.

La cosa davvero buffa in tutta questa vicenda è che nessuno ha potuto obbiettare granché rispetto alla dipartita dell'istituto di credito. Del resto, nonostante la Banca della Ciociaria condividesse con gli uffici comunali il portone d'ingresso, il primo cliente ad andarsene, qualche anno fa, è stato il comune stesso trasferendo il servizio di tesoreria a Casamari. 

Ad ogni modo, nessuno di noi può fermare il progresso; è sempre stato così bella storia umana. Ed oggi le tecnologie permettono a ciascuno di entrare in banca dal divano di casa o mentre sorseggia un caffè in un bar.

Prima dell'avvento di Radio Boville, su internet, si poteva leggere del nostro amato borgo soltanto sui giornali. Le tecnologie cambiano il modo di vedere il mondo. 

giovedì 9 febbraio 2017

The Donald, la torre ed il colpo di testa di Pelè

Gli americani vogliono costruire il muro con il Messico, due anni fa Piero ed i suoi volevano comprare la torre. 

Settanta mila euro, centodieci con gli interessi; tanto sarebbe costata la torre della discordia al popolo di Boville mentre, a sentire The Donald, il muro che farà da confine insieme al Rio Grande lo pagheranno i messicani.

Tra nostalgia ed una montagna di sensi di colpa, insomma, sembra che l'amministrazione comunale abbia archiviato l'idea di rilevare la torre. 

Peccato perché avremmo potuto usare l'avamposto per gli avvistamenti delle truppe dei Borboni che muovono verso l'amata terra di Bauco. E allora la storia che avremmo potuto raccontare sarebbe stata una mezza truffa, un cocktail sbagliato, un Cuba Libre con troppa cola e troppo poco rum. 

Comunque sia, i baucani in America hanno votato in maggioranza per Trump. Sarà per l'affinità con l'immobiliarista del Queens, sarà per il desiderio ancestrale di costruire muri, sempre e comunque. Si sa, sono gente pratica i baucani. 

Per i nostri concittadini al di là dell'Atlantico del resto il Messico significa tre cose : immigrati illegali, una bandiera molto simile a quella dell'Italia e la finalissima persa a Città del Messico nel 1970 con Rivera in campo sei minuti, l'Italia contro il Brasile, Valcareggi in panchina e Pelè che sale sulla luna.


E così, mentre i baucani d'America si chiedono se The Donald riuscirà o meno a mantenere gli impegni assunti, i baucani della madrepatria si chiedono quali promesse gli faranno gli aspiranti candidati ad indossare la fascia tricolore oggi saldamente sulle spalle di Piero. 

A Boville fortunatamente, non ci servono muri e nemmeno torri. Forse non abbiamo bisogno nemmeno di rivoluzioni.

I cubani ben presto si accorsero che la rivoluzione era una beffa e che Fidel non era diverso da Batista. Basterebbe, semplicemente, non votare più i politici chiacchieroni. Quelli che negli ultimi venti anni non hanno fatto altro che costruire opere inutili e messo continuamente le mani in tasca ai cittadini. 


L’arte di sopravvivere in difesa non passa per forza dalle clientele. 


lunedì 23 gennaio 2017

Trump, la diaspora socialista e la corsa al dopo Piero

La maggioranza politica, almeno nei numeri, è ancora molto solida. Quello che Piero Fabrizi non sembra avere più ormai è una squadra compatta a sostegno del suo operato amministrativo. Ad un anno e mezzo dalle elezioni insomma si è ufficialmente aperta la corsa alla successione del primo cittadino. Di acqua sotto i ponti dalla primavera del 2008, quando Piero venne eletto alla guida di Palazzo Simoncelli, ne è passata veramente tanta e molte cose sono cambiate.
Tra mediazioni della prima ora, ricuciture e spaccature più o meno clamorose, Piero si avvia a portare a termine la seconda consiliatura con un piccolo e personalissimo primato ovvero aver rotto gli accordi con entrambi i vice sindaci che lo hanno accompagnato all'inizio del suo mandato. E' successo con Enzo Perciballi, primo degli eletti nel 2008 e con Memmo Di Cosimo, il candidato più votato nel 2013. Due mosse che a Piero sono servite soprattutto a non aver nessuno che nella sua squadra che potesse fargli ombra ma che a meno di due anni dal termine del suo mandato lasciano profonda incertezza su colui che ne raccoglierà il testimone, ammesso che la squadra che lo ha finora sostenuto non si sfaldi del tutto, in balia di personalismi, abbandoni e cambiamenti più o meno radicali del quadro politico. Per il momento è difficile oltre che prematuro azzardare delle ipotesi. 

In pole position sembra esserci l'attuale vice sindaco, Anthony Astolfi che da tempo ormai sta lavorando per assumere un profilo più "istituzionale" all'interno della squadra di Piero Fabrizi. L'avvicinamento ai Socialisti, necessario per aver la "benedizione" del deus ex machina dell'ex partito del Garofano, Gianfranco Schietroma, la presidenza del consiglio comunale ed il ruolo di ambasciatore del nostro borgo in seno alle associazioni delle Città dell'Olio e dei Borghi fanno di Anthony il candidato più papabile. Naturalmente, non è il solo. A fari spenti si muove anche Angelo Fabrizi, fedelissimo di Piero fin dalla prima ora, in orbita socialista anche lui, profilo meno istituzionale ma certamente più affine a raccogliere le simpatie dei fedelissimi di Piero, tutti della contrada di Santa Liberata. 
A distanza e con passo felpato si sta muovendo anche un altro degli assessori di Piero, l'ex presidente del Boville calcio Angelo Reali. Nella scorsa tornata sostenuto da un comitato di zona Reali si è affacciato al mondo della politica conservando il suo spirito di "civil servant" ovvero di esponente della società civile prestato alle istituzioni, profilo questo che potrebbe rappresentare una valida carta da giocare.

Eh si perché a Boville non avremo né la Brexit e nemmeno Trump ma di certo buona parte della cittadinanza è stufa di pagare tasse e tributi per servizi inefficienti o inesistenti. E l'idea geniale di affidare la riscossione dei tributi a qualche società privata con sede a Frosinone invece che agli uffici di Palazzo Simoncelli (dove i dipendenti comunali a quanto ci risulta vengono regolarmente pagati) non fa che peggiorare ancora di più l'umore di un popolo stanco delle prese in giro.

venerdì 18 novembre 2016

La catena, il lucchetto ed il Montorli

Erano i primi anni settanta e su una collina tra le più belle del paese un gruppo di giovani e meno giovani decisero di dare forma ad un sogno, il calcio a Boville.
Avevamo la squadra, anzi due squadre, la Bovillense ed il Boville e non avevamo un campo. E cosi, dopo l'umiliazione di doverlo chiedere in prestito agli "odiati" cugini di Monte San Giovanni Campano un gruppo di imprenditori in rampa di lancio e di giovani di buone speranze decisero di costruirselo, un campo sportivo. Sul punto più alto di una delle colline più belle, con un panorama mozzafiato e tanto spazio intorno per costruire tribuna, spogliatoi e parcheggi. Pietro Fabrizi, Umberto Mizzoni, Antonio Guglielmi, il direttore didattico Di Mario, Salvatore Botticelli con  i suoi mezzi di movimento terra, giovani ed anziani : tutti misero a modo loro una pietra, un granello di sabbia al Montorli.

Erano lungimiranti quegli uomini che avevano visto con i loro occhi, da bambini, la povertà e qualcuno anche la guerra. Un campo sportivo dove fare sport, divertirsi ed andare a tifare ma anche un pochino sognare la domenica, magari con un orecchio alla radiolina per sentire le ultime della serie A. Si giocava tutti di domenica, tutti alla stessa ora, non c'erano anticipi e posticipi, molti non avevano ancora la televisione, figurarsi il satellite. L'Inter era stata da poco ceduta a Fraizzoli da Moratti padre e Berlusconi non era che un minuscolo imprenditore della periferia milanese.

I tempi cambiano, i sogni sono duri a morire.

Stamattina però il sogno di quegli uomini è stato scalfito ma non la loro memoria. Così. dopo aver messo i lucchetti al campo di San Lucio, dopo aver chiuso anche la palestra e fatto fuggire la pallavolo oggi è stato il turno del Montorli.

Politica, ripicche stupide, piccoli uomini a confronto di "giganti" che hanno costruito invece che distrutto e lasciato macerie.
Ci toccherà andare a giocare ancora a Monte San Giovanni? No, il Montorli riaprirà presto. Regalerà ancora emozioni e piccoli sogni. E sarà ancora più bello.

Il sogno di quei ragazzi di allora è più forte di tutto e di tutti. Anche di Piero e dei suoi burocrati.

venerdì 28 ottobre 2016

Centriglio, terra di suggestioni e tori perplessi

Già, da sempre Centriglio è una terra di suggestioni e di tori perplessi.

E, a proposito di corna, mancano poche ore e potremmo chiedere a Bill Centriglio, per tutti Memmo, le ragioni del tradimento tra lui e Piero. Primo eletto nella lista di Piero Fabrizi, un tempo erano uno l'ombra dell'altro; capitava di incontrarli spesso, insieme. 
Quasi un anno fa la rottura e dopo essersi rifugiato per mesi nel politichese tra poche ore Memmo scenderà nell'arena.


Il discorso, le domande del pubblico, la carta stampata, gli amici sostenitori e le spie inviate dagli avversari. 
E lui, uomo cresciuto a Centriglio, da sempre terra di tori, vestirà gli abiti del matador. Si, come le corride in Spagna. 
In una mano avrà il drappo rosso, nell'altra gli appunti con i quali cercherà di convincere la cittadinanza baucana, inviperita ed impoverita, a votare le tariffe dell'Acea. Non sarà facile.

Chissà se un giorno sapremo la verità sulla rottura tra Piero e Memmo; di sicuro la storia è fatta di strani incroci. Senza Mussolini, ad esempio, non ci sarebbe stato De Gasperi. E mentre negli Usa il vecchio Bill, quello vero, ha lasciato il posto alla moglie, al borgo è successo il contrario con Memmo che ha voluto la scena tutta per sè. 

Ora però i momenti loculliani e di bisboccia sono finiti. L'assemblea organizzata da Bill apre di fatto la campagna elettorale. Piero non ci sarà stavolta, non ci sarà come avversario e non ci sarà come alleato. Non ci sarà nemmeno Anthony Astolfi, compagno (!) di militanza nel sottobosco seguito alla scomparsa della Democrazia Cristiana e tra i papabili avversari. Ma nel frattempo, poco importa. 

Le corride finiscono quasi sempre con gli applausi per il matador ma nell'arena, si sa, ogni tanto i tori giocano brutti scherzi. 


martedì 11 ottobre 2016

Il Ciociaro Club sceglie Boville

Noi lo bacchettiamo sempre ma c'è qualcosa che Piero sta facendo abbastanza bene, almeno nelle intenzioni : l'idea di far crescere Boville nel turismo.
Non è un impresa semplice, soprattutto con questi chiari di luna. I comuni hanno davvero poche risorse da investire ed i cittadini, anche loro, devono far quadrare i conti per arrivare a fine mese. L'idea è sicuramente bella e, diciamoci la verità, anche ambiziosa.
Una mano potrebbero darcela gli amici del Ciociaro Club di Windsor, in Canada. I nostri conterranei che ormai da decenni vivono nella cittadina canadese affacciata sul lago Saint Clair e dirimpettaia di Detroit, negli Usa, ha deciso di eleggere Boville quale Paese dell'anno. Un motivo di vanto per tutti i baucani residenti all'estero, una bella occasione per noi di promuovere il nostro borgo nel continente nord americano. Nei giorni scorsi la bella notizia è giunta al borgo con tanto di conferma da parte del patron del club, Giulio Malandruccolo. Nella prossima primavera quindi i nostri amministratori si recheranno in Ontario per festeggiare questa speciale ricorrenza; si spera che nella prossima estate tanti emigrati e tanti altri canadesi coglieranno l'occasione di visitare Boville e scoprirne le sue bellezze naturali insieme ad un patrimonio artistico di primo piano.
Nella foto l'Ambassador Bridge che collega il Canada agli Usa. Riusciremo a costruire un ponte anche noi?

giovedì 6 ottobre 2016

I funerali, il calcio e la pizza con la mortadella

Alla fine, cosa rimarrà quando gli avremo tolto anche il calcio? La pallavolo è già migrata dalla palestra di San Lucio, la prossima vittima sacrificale sarà lo sport nazionale per eccellenza, il calcio.
Diciamoci le cose come stanno, è strano vedere un amministrazione comunale che ha investito tanto sullo sport impegnarsi così tanto per far sparire le associazioni che fanno attività sul territorio.

Sono lontani i tempi in cui il Boville era in serie D ed il sindaco Fabrizi ogni domenica era in panchina e si perdono nella notte dei tempi in cui, in piena campagna elettorale, quella del 2008, Piero si sobbarcava di chilometri per seguire la squadra dell'allora patron Gianni Milani anche nelle trasferte lontane. Chissà, forse le categorie inferiori e le squadre composte da ragazzi locali a Piero proprio non piacciono.

Del resto, come sorprendersi visto che in sette anni è un pochino questo il trattamento che ha riservato alla Bovillense, facendo sentire i giovani del territorio, i figli di quelli che pagano le tasse per intenderci, ospiti a casa propria. Piero non sosteneva loro, Piero sosteneva la squadra di "galacticos". Poi, sono retrocessi e Piero che pure non è stato mai parco nei contributi alla squadra di calcio, si è defilato. Con passo felpato, da politico navigato.

Qualcuno in paese maligna sostenendo che lui, Piero, ha smesso di sostenere il Boville perché realtà molto vicina al suo ex vice sindaco, Memmo Di Cosimo. Naturalmente, i lettori di Radio Boville si rifiutano di credere a questa singolare tesi non fosse altro perché crediamo che Piero sia una persona intelligente, abbastanza intelligente da capire che un comportamento cosi infantile, puerile alla fine danneggerebbe soltanto i più deboli in tutta questa storia : i ragazzi del nostro paese.

Non si è potuto far nulla in queste ultime settimane per sistemare il campo, nemmeno inviare il personale del comune al campo per aiutare a pulire e sistemare. Chissà, forse sono stati troppo impegnati a recuperare la recinzione della scuola elementare del centro storico, ancora arrugginita. Magari sono stati a rattoppare le strade del territorio che pure ci sembrano ancora piene di buche che sembrano voragini.

Magari sono stati fermi, a contemplare il panorama che si gode dal nostro stupendo centro storico, in orario lavorativo, con tanto di pizza e mortadella? Chissà.

Di certo, a sentire i boatos di questi ultimi giorni, pare che gli amministratori abbiano avuto la geniale idea di togliere la tribuna riservata agli ospiti dal campo di calcio per sistemarla all'interno del bocciodromo. Roba che nemmeno una mente illuminata con Einstein poteva arrivare a tanto.

Viene da chiedersi .. perché Piero si diverte a rimpallare le responsabilità nei meandri della burocrazia griffata Bassanini mentre tutti sanno che certe scelte sono esclusivamente politiche? Lui, Piero, sarà pure un politico navigato ma di certo nessun dei cittadini di Boville porta l'orecchino al naso. Soprattutto i ragazzi, quelli che non si accontentano di una stretta di mano fugace, magari in occasione di qualche funerale. Di quelli, Piero non ne perde uno. Ma si sa, ai funerali ci trovi quasi sempre gli anziani. I giovani sono andati a scuola, è più difficile prenderli in giro.



giovedì 22 settembre 2016

Boville, logos e kronos

Oggi pubblichiamo un bellissimo post di una nostra compaesana, Simona Rotondi. Spazio e tempo, il passato ed i ricordi più dolci, il futuro, quello che siamo e quello che vogliamo diventare. Boville, unica nella sua bellezza, visto dagli occhi di una nostra compaesana che vive in un luogo altrettanto bello ma che sente, nitido e penetrante, il richiamo della nostra terra.


Boville è il mio paese, ci sono nata e cresciuta, spazio e luogo della mia vita.

A Boville mi sento a casa perchè conosco le strade e i profili dei monti, mi riconosco nel paesaggio, negli odori e nei suoni, nella lingua, nello sguardo delle persone.

Non ci vivo da 20 anni, ma ci torno spesso.

Boville la sento quando respiro, nell’odore dell’aria fresca e pungente, la sento quando la osservo, nelle pietre antiche, nelle torri, nelle mura, nelle strade, nelle vie strette e penetranti.

Boville a me ricorda una donna, una bellissima donna.

Me la immagino con i capelli neri, lunghi e mossi, con gli occhi grandi e verdi, i fianchi larghi e le forme morbide. Me la immagino con un sorriso caldo ed accogliente, seducente come poche, cattura con gli occhi ma poi rapisce anche il cuore.

E’ una donna che ascolta tanto, che fa sentire bene chiunque si fermi a parlare con lei, a volte però diventa malinconica e triste e il suo sguardo si oscura.

Me la immagino che danza di notte a piedi nudi, senza badare al tempo che passa, e che racconta storie, seduta per terra con tanti bambini attorno a lei.

Me la immagino vestita di verde, verde smeraldo, con un nastro azzurro tra i capelli e una collana con pietre rosse che avvolge il suo collo.

Me la immagino forte e bella come un diamante, e semplice come un fiore di campo.

A Boville c’è un luogo in particolare che io amo: quello del Belvedere.

Quando ci passi, soprattutto nell’ora del tramonto o della sera, ti ferma il respiro, è bello da togliere il fiato.

Ti fermi e guardi, in silenzio.
In quel tratto il cielo fa l’amore con le montagne, la terra sembra illuminarsi di stelle, oro e di sole. Ti sembra di vedere l’immenso, laddove inizia e finisce l’universo.

Il cielo non è quasi mai azzurro, ma diventa rosa, rosso e arancio, i colori della terra e del fuoco che brucia.

Ti sembra di vedere scintille nell’aria.

Ho sempre pensato che se Giacomo Leopardi fosse ancora in vita, e anziché essere nato a Recanati fosse nativo di Boville .. sono sicura che l’Infinito l’avrebbe scritto ispirandosi a questo panorama.

Ed ogni volta che sono li davanti penso sempre che non potrei appartenere a nessun altro luogo al mondo.

martedì 20 settembre 2016

"Lo animava un grande patriottismo". Monsignor Paglia celebra la cerimonia funebre di Carlo Azeglio Ciampi

"Lo animava un doppio patriottismo, la sua amicizia un grande dono". E' con queste parole che il nostro concittadino, monsignor Vincenzo Paglia ha voluto ricordare Carlo Azeglio Ciampi, ex governatore di Bankitalia oltre che Presidente della Repubblica, celebrando la cerimonia funebre. Applausi e tanta commozione per l'ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica, morto a Roma venerdì scorso all'età di 95 anni. Alla cerimonia funebre, presenti - fra l'altro - il capo dello Stato Sergio Mattarella e l'ex inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano, il presidente della Bce Mario Draghi, i presidenti di Camera e Senato e l'ex premier Romano Prodi, l'attore Roberto Benigni.
I funerali si sono svolti in mattinata in forma privata nella parrocchia di San Saturnino, nel quartiere Trieste di Roma dove l'ex capo dello Stato risiedeva con la moglie Franca Pilla. La presidenza del Consiglio ha proclamato lutto nazionale per la giornata di ieri, con le bandiere, italiane ed europee sugli edifici pubblici, a mezz'asta. A celebrare i funerali è stato appunto il nostro concittadino, monsignor Vincenzo Paglia, che da diversi anni conosceva Ciampi e gli è stato vicino negli ultimi momenti della sua vita. "L'ultimo ricordo è quando gli ho portato la benedizione di papa Francesco. Con un filo di voce mi ha detto di ringraziarlo. Poi, ha cercato di farsi il segno della Croce e mi ha accarezzato. Siamo rimasti a guardarci nel dono della compagnia".

venerdì 26 agosto 2016

Il cowboy, l'arbitro ed il campo di Montorli

Forse sarà il momento in cui ci accorgeremo che è arrivata l'ora di tornare a considerarci un paese povero. Dopo aver rinunciato a festeggiare San Rocco, Boville sembra proprio che debba prepararsi a fare a meno anche del calcio. Sarebbe un grosso smacco, considerando che cinque anni fa il Boville era in serie D.

La retrocessione dello scorso anno è una ferita che brucia ancora. L'edilizia è ferma, moltissime imprese sono in grossa difficoltà, come tante famiglie del resto. Le vacche grasse sono finite da un pezzo, non possiamo permetterci più lo squadrone come qualche anno fa.

L'amministrazione in tutto questo scenario ha fatto un passo indietro. Sono lontani i tempi della grande squadra ma anche quelli del sindaco Piero Fabrizi seduto in panchina, come medico della società. Intendiamoci, Piero ha dato tanto alla società in questi anni. Una delle prime opere realizzate fu proprio la tribuna degli ospiti per permettere al Boville di disputare a Montorli le partite di serie D. Ed ora tra le opere in programma c'è il rifacimento del tappeto sintetico del campo, con un mutuo di trecentomila euro che finora è anche l'opera principale del suo secondo mandato.
Tuttavia, quando si è fatta più profonda la crisi economica e la buona sorte ha voltato le spalle al Boville, Piero ha deciso di allontanarsi in maniera lenta ma progressiva dal calcio.

Da qualche mese hanno rotto lui ed il suo vice sindaco, Memmo Di Cosimo, che gli amici di Radio Boville hanno imparato ormai a conoscere come Bill Centriglio. Caricature a parte, è stata una frattura politica e personale sicuramente profonda, per entrambi. Diciamoci la verità, i rami dei pini che arrivano fino alla porta degli spogliatoi, un mimino di manutenzione, una tinteggiata qua e là .. in altri tempi il comune lo avrebbe fatto volentieri. Francamente, non è uno spot molto bello per il nostro sindaco che pare stia facendo, come è giusto che sia, un pensierino a correre alle prossime regionali.
Il ragionamento è molto semplice: la dirigenza della squadra deve fare il massimo per tenere ad un buon livello la struttura ed il comune deve collaborare, nel rispetto dei vincoli ma anche al massimo delle sue possibilità. Fare tutto quello che si può fare, insomma.

In ballo c'è il prestigio del calcio nel nostro paese, a metà strada tra due piazze, Frosinone capace di arrivare fino alla massima serie ed Isola Liri che è sparita nonostante una tradizione di decenni alle spalle.
A fare le spese, se non si tornasse ad una cordialità nella collaborazione, sarebbero tutti i ragazzi del paese, da quelli più piccolini. Tutti i genitori, in fondo, vorrebbero che i loro bambini i primi calci al pallone li tirassero con addosso i colori del Boville. Ci si accorge di amare quella palla che rotola da piccolini, esattamente come si ama la terra nella quale si sta crescendo. Non rassegniamoci al fatto che Boville debba essere necessariamente più povera.

Certo, ora l'urgenza non è questa ma è di stringerci intorno a quelle comunità che sono state vittime del terremoto, paesini piccolini come il nostro, realtà che come noi facevano parte del club dei Borghi più belli d'Italia. Radio Boville si unisce al loro dolore.

giovedì 18 agosto 2016

La festa di San Rocco ed i cinesi a Sora Laura

Nel frattempo, a Sora Laura, sono arrivati i cinesi. No, non sono venuti ad alloggiare nel vecchio ostello per una visita della Ciociaria. No, ci hanno aperto un negozio di due piani.
Cinque estati fa a Boville venivano ad esibirsi Nek e Giusi Ferreri; ora, appena, una manciata di anni dopo non riusciamo nemmeno ad imbastire la festa di San Rocco.
I racconti dei più anziani ci mandano alla mente ricordi dolci, lontani e spesso incomprensibili riguardo a cosa significasse quella festa per la nostra gente. Si andava a Boville, nei giorni dell'Assunta e di San Rocco non solo per partecipare ai riti religiosi ma anche per andare a mangiare il pollo con i peperoni in qualche bettola del centro storico. Era un evento, un giorno speciale per la comunità di Boville, gente onesta e laboriosa ma costretta a convivere ora con la povertà ed ora con i soprusi dei "signori" del paese.
San Rocco era una festa nella festa, odori, sapori e colori diversi, un respiro di libertà . Qualcuno non poteva comunque permettersi un pollo intero e allora si condivideva la "partuccia", una povertà nobile e dignitosa che talvolta si esprimeva nel cavalleresco gesto, almeno per i canoni dell'epoca, di riportare la "fantacia" alle donzelle in dolce attesa.
Diciamoci la verità, dopo secoli di sofferenza ci eravamo specializzati nelle feste e solo la litigiosità ed il campanilismo ci hanno impedito di superare nel minutaggio dei fuochi la Madonna del Suffragio dei nostri cugini monticiani. Sempre che abbia un senso bruciare per aria decine di migliaia di euro in pochi minuti, eravamo i numeri uno. Ora, l'amministrazione comunale ha dovuto posticipare Boville Etnica a ridosso del Ferragosto per far sembrare tutto meno grottesco e poche volenterose persone hanno permesso comunque lo svolgimento della cerimonia. E come se non bastasse, pare che quest'anno Zingaretti ci abbia negato i fondi per la Pasqua con Giotto che erano arrivati praticamente dal primo anno in cui si è tenuta la rassegna. Sarà divertente vedere il sindaco Piero Fabrizi, in pole per la candidatura alla Pisana, fare porta a porta brigando per la riconferma del fratello di Montalbano.
Cinque anni dicevamo. Sembrano lontani i tempi di Nek e di Giusi Ferreri. I migliori artisti sulla piazza, al culmine della nostra magnificenza, prima del grande inverno del crollo del settore immobiliare. Sembra trascorsa un eternità, sono soli cinque anni. Il mondo è cambiato attorno a noi e la colpa non possiamo darla a nessuno, nemmeno a quegli amministratori che camminano per le strade alla ricerca dell'ultimo Pokemon come un teenager qualsiasi.
Nell'epoca della modernità liquida, con il settore immobiliare fermo al palo e con le case sembra non volerle più nessuno Boville è costretta a guardarsi dentro; i tempi dei nostri avi purtroppo sono lontani, ritrovare un briciolo della loro umanità, della condivisione potrebbe realmente aiutarci.
A Boville probabilmente non verranno i cinesi, non adesso almeno, complice anche lo scarso appeal commerciale del nostro borgo. Chinatown non è più il fantasioso racconto di qualche paesano che è stato in vacanza a New York ma è qualcosa di molto più vicino a noi. E' finita un epoca o forse ne sta per iniziare una nuova.