giovedì 22 settembre 2016

Boville, logos e kronos

Oggi pubblichiamo un bellissimo post di una nostra compaesana, Simona Rotondi. Spazio e tempo, il passato ed i ricordi più dolci, il futuro, quello che siamo e quello che vogliamo diventare. Boville, unica nella sua bellezza, visto dagli occhi di una nostra compaesana che vive in un luogo altrettanto bello ma che sente, nitido e penetrante, il richiamo della nostra terra.


Boville è il mio paese, ci sono nata e cresciuta, spazio e luogo della mia vita.

A Boville mi sento a casa perchè conosco le strade e i profili dei monti, mi riconosco nel paesaggio, negli odori e nei suoni, nella lingua, nello sguardo delle persone.

Non ci vivo da 20 anni, ma ci torno spesso.

Boville la sento quando respiro, nell’odore dell’aria fresca e pungente, la sento quando la osservo, nelle pietre antiche, nelle torri, nelle mura, nelle strade, nelle vie strette e penetranti.

Boville a me ricorda una donna, una bellissima donna.

Me la immagino con i capelli neri, lunghi e mossi, con gli occhi grandi e verdi, i fianchi larghi e le forme morbide. Me la immagino con un sorriso caldo ed accogliente, seducente come poche, cattura con gli occhi ma poi rapisce anche il cuore.

E’ una donna che ascolta tanto, che fa sentire bene chiunque si fermi a parlare con lei, a volte però diventa malinconica e triste e il suo sguardo si oscura.

Me la immagino che danza di notte a piedi nudi, senza badare al tempo che passa, e che racconta storie, seduta per terra con tanti bambini attorno a lei.

Me la immagino vestita di verde, verde smeraldo, con un nastro azzurro tra i capelli e una collana con pietre rosse che avvolge il suo collo.

Me la immagino forte e bella come un diamante, e semplice come un fiore di campo.

A Boville c’è un luogo in particolare che io amo: quello del Belvedere.

Quando ci passi, soprattutto nell’ora del tramonto o della sera, ti ferma il respiro, è bello da togliere il fiato.

Ti fermi e guardi, in silenzio.
In quel tratto il cielo fa l’amore con le montagne, la terra sembra illuminarsi di stelle, oro e di sole. Ti sembra di vedere l’immenso, laddove inizia e finisce l’universo.

Il cielo non è quasi mai azzurro, ma diventa rosa, rosso e arancio, i colori della terra e del fuoco che brucia.

Ti sembra di vedere scintille nell’aria.

Ho sempre pensato che se Giacomo Leopardi fosse ancora in vita, e anziché essere nato a Recanati fosse nativo di Boville .. sono sicura che l’Infinito l’avrebbe scritto ispirandosi a questo panorama.

Ed ogni volta che sono li davanti penso sempre che non potrei appartenere a nessun altro luogo al mondo.

martedì 20 settembre 2016

"Lo animava un grande patriottismo". Monsignor Paglia celebra la cerimonia funebre di Carlo Azeglio Ciampi

"Lo animava un doppio patriottismo, la sua amicizia un grande dono". E' con queste parole che il nostro concittadino, monsignor Vincenzo Paglia ha voluto ricordare Carlo Azeglio Ciampi, ex governatore di Bankitalia oltre che Presidente della Repubblica, celebrando la cerimonia funebre. Applausi e tanta commozione per l'ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica, morto a Roma venerdì scorso all'età di 95 anni. Alla cerimonia funebre, presenti - fra l'altro - il capo dello Stato Sergio Mattarella e l'ex inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano, il presidente della Bce Mario Draghi, i presidenti di Camera e Senato e l'ex premier Romano Prodi, l'attore Roberto Benigni.
I funerali si sono svolti in mattinata in forma privata nella parrocchia di San Saturnino, nel quartiere Trieste di Roma dove l'ex capo dello Stato risiedeva con la moglie Franca Pilla. La presidenza del Consiglio ha proclamato lutto nazionale per la giornata di ieri, con le bandiere, italiane ed europee sugli edifici pubblici, a mezz'asta. A celebrare i funerali è stato appunto il nostro concittadino, monsignor Vincenzo Paglia, che da diversi anni conosceva Ciampi e gli è stato vicino negli ultimi momenti della sua vita. "L'ultimo ricordo è quando gli ho portato la benedizione di papa Francesco. Con un filo di voce mi ha detto di ringraziarlo. Poi, ha cercato di farsi il segno della Croce e mi ha accarezzato. Siamo rimasti a guardarci nel dono della compagnia".

venerdì 26 agosto 2016

Il cowboy, l'arbitro ed il campo di Montorli

Forse sarà il momento in cui ci accorgeremo che è arrivata l'ora di tornare a considerarci un paese povero. Dopo aver rinunciato a festeggiare San Rocco, Boville sembra proprio che debba prepararsi a fare a meno anche del calcio. Sarebbe un grosso smacco, considerando che cinque anni fa il Boville era in serie D.

La retrocessione dello scorso anno è una ferita che brucia ancora. L'edilizia è ferma, moltissime imprese sono in grossa difficoltà, come tante famiglie del resto. Le vacche grasse sono finite da un pezzo, non possiamo permetterci più lo squadrone come qualche anno fa.

L'amministrazione in tutto questo scenario ha fatto un passo indietro. Sono lontani i tempi della grande squadra ma anche quelli del sindaco Piero Fabrizi seduto in panchina, come medico della società. Intendiamoci, Piero ha dato tanto alla società in questi anni. Una delle prime opere realizzate fu proprio la tribuna degli ospiti per permettere al Boville di disputare a Montorli le partite di serie D. Ed ora tra le opere in programma c'è il rifacimento del tappeto sintetico del campo, con un mutuo di trecentomila euro che finora è anche l'opera principale del suo secondo mandato.
Tuttavia, quando si è fatta più profonda la crisi economica e la buona sorte ha voltato le spalle al Boville, Piero ha deciso di allontanarsi in maniera lenta ma progressiva dal calcio.

Da qualche mese hanno rotto lui ed il suo vice sindaco, Memmo Di Cosimo, che gli amici di Radio Boville hanno imparato ormai a conoscere come Bill Centriglio. Caricature a parte, è stata una frattura politica e personale sicuramente profonda, per entrambi. Diciamoci la verità, i rami dei pini che arrivano fino alla porta degli spogliatoi, un mimino di manutenzione, una tinteggiata qua e là .. in altri tempi il comune lo avrebbe fatto volentieri. Francamente, non è uno spot molto bello per il nostro sindaco che pare stia facendo, come è giusto che sia, un pensierino a correre alle prossime regionali.
Il ragionamento è molto semplice: la dirigenza della squadra deve fare il massimo per tenere ad un buon livello la struttura ed il comune deve collaborare, nel rispetto dei vincoli ma anche al massimo delle sue possibilità. Fare tutto quello che si può fare, insomma.

In ballo c'è il prestigio del calcio nel nostro paese, a metà strada tra due piazze, Frosinone capace di arrivare fino alla massima serie ed Isola Liri che è sparita nonostante una tradizione di decenni alle spalle.
A fare le spese, se non si tornasse ad una cordialità nella collaborazione, sarebbero tutti i ragazzi del paese, da quelli più piccolini. Tutti i genitori, in fondo, vorrebbero che i loro bambini i primi calci al pallone li tirassero con addosso i colori del Boville. Ci si accorge di amare quella palla che rotola da piccolini, esattamente come si ama la terra nella quale si sta crescendo. Non rassegniamoci al fatto che Boville debba essere necessariamente più povera.

Certo, ora l'urgenza non è questa ma è di stringerci intorno a quelle comunità che sono state vittime del terremoto, paesini piccolini come il nostro, realtà che come noi facevano parte del club dei Borghi più belli d'Italia. Radio Boville si unisce al loro dolore.

giovedì 18 agosto 2016

La festa di San Rocco ed i cinesi a Sora Laura

Nel frattempo, a Sora Laura, sono arrivati i cinesi. No, non sono venuti ad alloggiare nel vecchio ostello per una visita della Ciociaria. No, ci hanno aperto un negozio di due piani.
Cinque estati fa a Boville venivano ad esibirsi Nek e Giusi Ferreri; ora, appena, una manciata di anni dopo non riusciamo nemmeno ad imbastire la festa di San Rocco.
I racconti dei più anziani ci mandano alla mente ricordi dolci, lontani e spesso incomprensibili riguardo a cosa significasse quella festa per la nostra gente. Si andava a Boville, nei giorni dell'Assunta e di San Rocco non solo per partecipare ai riti religiosi ma anche per andare a mangiare il pollo con i peperoni in qualche bettola del centro storico. Era un evento, un giorno speciale per la comunità di Boville, gente onesta e laboriosa ma costretta a convivere ora con la povertà ed ora con i soprusi dei "signori" del paese.
San Rocco era una festa nella festa, odori, sapori e colori diversi, un respiro di libertà . Qualcuno non poteva comunque permettersi un pollo intero e allora si condivideva la "partuccia", una povertà nobile e dignitosa che talvolta si esprimeva nel cavalleresco gesto, almeno per i canoni dell'epoca, di riportare la "fantacia" alle donzelle in dolce attesa.
Diciamoci la verità, dopo secoli di sofferenza ci eravamo specializzati nelle feste e solo la litigiosità ed il campanilismo ci hanno impedito di superare nel minutaggio dei fuochi la Madonna del Suffragio dei nostri cugini monticiani. Sempre che abbia un senso bruciare per aria decine di migliaia di euro in pochi minuti, eravamo i numeri uno. Ora, l'amministrazione comunale ha dovuto posticipare Boville Etnica a ridosso del Ferragosto per far sembrare tutto meno grottesco e poche volenterose persone hanno permesso comunque lo svolgimento della cerimonia. E come se non bastasse, pare che quest'anno Zingaretti ci abbia negato i fondi per la Pasqua con Giotto che erano arrivati praticamente dal primo anno in cui si è tenuta la rassegna. Sarà divertente vedere il sindaco Piero Fabrizi, in pole per la candidatura alla Pisana, fare porta a porta brigando per la riconferma del fratello di Montalbano.
Cinque anni dicevamo. Sembrano lontani i tempi di Nek e di Giusi Ferreri. I migliori artisti sulla piazza, al culmine della nostra magnificenza, prima del grande inverno del crollo del settore immobiliare. Sembra trascorsa un eternità, sono soli cinque anni. Il mondo è cambiato attorno a noi e la colpa non possiamo darla a nessuno, nemmeno a quegli amministratori che camminano per le strade alla ricerca dell'ultimo Pokemon come un teenager qualsiasi.
Nell'epoca della modernità liquida, con il settore immobiliare fermo al palo e con le case sembra non volerle più nessuno Boville è costretta a guardarsi dentro; i tempi dei nostri avi purtroppo sono lontani, ritrovare un briciolo della loro umanità, della condivisione potrebbe realmente aiutarci.
A Boville probabilmente non verranno i cinesi, non adesso almeno, complice anche lo scarso appeal commerciale del nostro borgo. Chinatown non è più il fantasioso racconto di qualche paesano che è stato in vacanza a New York ma è qualcosa di molto più vicino a noi. E' finita un epoca o forse ne sta per iniziare una nuova.