martedì 26 maggio 2020

Il TAR da ragione a DHI, l’associazione di Harnwell rimane a Trisulti


Collepardo, Certosa Trisulti: la Dhi può restare c'è la sospensiva

La Dignitatis Humanae Institute rimane alla Certosa di Trisulti.
È questo quanto stabilito dalla sentenza emessa stamane, 26 maggio 2020,  dal TAR di Latina. L’associazione cattolica, guidata da Benjamin Harnwell e sostenuta da gli altri da Steve Bannon, rimane a pieno titolo il custode della Certosa di Trisulti. Nella stessa  sentenza inoltre il TAR ha condannato il Mibact al pagamento delle spese e competenze per un totale di sei mila euro ; ritenuti inammissibili gli interventi oppositivi, vale a dire delle associazioni locali che hanno tentato di intervenire ad opponendum nel procedimento a sostegno del Mibact.

domenica 3 maggio 2020

ACQUA E TERRA BENI DI TUTTI




- Il 22 marzo c’è stata la Giornata mondiale dell’acqua. Mi ero ripromessa di scriverne. Avevo chiesto all’amico Emilio Molinari che dell’acqua si è sempre occupato e ha contribuito fattivamente alla riuscita del referendum del 2011, di mandarmi delle notizie e lui l’aveva fatto. Ma poi è sopravvenuta la valanga del coronavirus e il problema dell’acqua è passato in secondo piano. Anche se in realtà l’accesso all’acqua, in tempi di pandemia, è importantissimo, basta pensare che la prima raccomandazione, cioè quella di lavarsi le mani, è resa nulla in tanti Paesi dove l’acqua corrente non esiste. In troppi paesi africani ancora oggi le donne si fanno anche dieci chilometri a piedi per andare a riempire un orcio al «marécage» che deve servire sia per cucinare che per bere. Chiaro che non ce n’è per lavarsi le mani. Ora che il virus sembra essersi un poco quietato, torno a parlarne perché penso che sia uno dei più importanti temi del futuro. L’uso dissennato che abbiamo fatto del territorio, le foreste mandate a fuoco, l’avvelenamento dei fiumi, il riscaldamento del clima stanno rendendo sempre più rara e difficile la disponibilità dell’acqua per tutti. Eppure è un diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani. Perfino il Papa ha affermato pubblicamente che «dall’acqua dipende il futuro dell’umanità». E che «l’accesso all’acqua è un problema di giustizia». Per questo ha chiesto che le risorse idriche del pianeta siano protette e rese accessibili a tutti. Alla fine, con voce commossa ha citato le dolci parole di san Francesco: «Che tu sia lodato, mio Signore per sorella acqua la quale è tanto utile e umile, preziosa e pura...». «Una persona su tre nel mondo non ha accesso ad ac- qua sicura», scrive Molinari e «una su nove è priva di servizi igienici». Per questo in molti Paesi la mortalità dei bambini è tanto alta. Ricordo che nei miei viaggi all’interno dell’Africa nera mi stupivo che le madri allattassero i figli fino a due, anche tre anni. Vedevo quei poveri seni piagati a cui attingevano bambini già formati che da noi si nutrirebbero già di pappine e carne tritata. Poi, interrogando queste donne, ho capito il segreto di quegli allattamenti prolungati. Le madri cercavano di tenere al petto i propri figli perché nel momento che dal latte materno passava all’acqua, un bambino su tre moriva per infezioni sensibili agli antibiotici di cui però non disponevano. «L’acqua — scrive Molinari — è, nell’indifferenza globale, in testa alla macabra graduatoria dei decessi». E poi ci ricorda che lui e la sua associazione hanno denunciato la «criminale selezione che avrebbe comportato la privatizzazione dell’acqua. La gente lo capì e votò per la nazionalizzazione delle utenze idriche». Ma purtroppo, nonostante il voto favorevole, come spesso succede in Italia, si è lasciato la gestione di una buona porzione delle riserve idriche ai privati, i quali non hanno affatto rimediato alla perdita del 60 per cento del liquido prezioso che passa in tubi fatiscenti mai sostituiti. «La cultura della privatizzazione ha devastato la democrazia e tutto ciò che è pubblico, creando quello che De Rita (Censis) ha definito: la dittatura dell’io». La forza delle multinazionale nali ha vinto ancora una volta? In teoria ha vinto l’opinione pubblica, ma subito dopo si è fatto un decreto, la legge 112 del 2008 che ammetteva la possibilità di lasciare in alcuni casi la gestione ai privati. «Così, fatta la legge, si è trovato l’inganno per aggirarla». Oggi in Italia ci sono tre tipi di servizi idrici: quelli pubblici , quelli misti e quelli privati. Una grande confusione che non permette un intervento comune sulla gestione delle acque nazionali. «Il cementato cresce al ritmo del 15% all’anno e i rifiuti tossici vengono bruciati ancora in molte parti del Paese con conseguenze sulla salute dei cittadini. Siamo in braghe di tela per i tagli alla spesa pubblica, per le privatizzazioni sanitarie, per i brevetti sui farmaci e i costi imposti dalle multinazionali: né più né meno come per l’acqua potabile, per la siccità, il clima e il dissesto ambientale. Siamo tutti interconnessi e l’idea che chiudendo i rubinetti ci teniamo l’acqua per noi, è una utopia oltre che una forma di stupido egoismo». A questo punto, vista la pessima situazione, la domanda è: ma allora, come possiamo rimediare? La risposta: «Bisogna trovare un accordo fra associazioni, sindacati, movimenti culturali e sociali di uomini donne, come in un nuovo Forum Mondiale, non per fare la sommatoria dei contenuti congeniali a ciascuno, ma per decidere pochi obiettivi fondamentali: il diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, una distribuzione più giusta dei beni essenziali, fra cui prima di tutto l’acqua, rispetto e cura dell’ambiente la cui salute ci riguarda tutti, come questo virus che non conosce frontiere né classi ha dimostrato».

Dacia Maraini

dal Corriere della Sera