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giovedì 20 marzo 2014

"Lavoro significa dignità". Appello di Papa Francesco in visita alle acciaierie di Terni, diocesi che fino a poco tempo fa è stata di Don Vincenzo Paglia

“La disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro!”. Papa Francesco ha affrontato nuovamente il drammatico problema della disoccupazione incontrando in Vaticano dirigenti e operai delle acciaierie di Terni, nella diocesi che fino a poco tempo fa è stata del nostro conterraneo Don Vincenzo Paglia, in occasione del 130esimo anniversario della fondazione della fabbrica. “Chi è disoccupato o sottoccupato – ha affermato Bergoglio – rischia di essere posto ai margini della società, di diventare una vittima dell’esclusione sociale”. E in un passaggio pronunciato a braccio ha sottolineato che “il lavoro è portare il pane a casa con dignità”. Non “pane sporco”, però, guadagnato grazie a tangenti e corruzione perché, come aveva affermato Francesco in un’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta, “il lavoro disonesto toglie la dignità”. Per il Papa, infatti, “il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli” che “riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità. Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali”. Da qui “deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità. E se manca il lavoro questa dignità viene ferita!”. Bergoglio non ha mancato nemmeno di sottolineare che i disoccupati, particolarmente i giovani, “scivolano nello scoraggiamento cronico o peggio nell’apatia”. Il Papa, infine, ha ribadito che il lavoro deve essere disponibile per tutti.

“La fase di grave difficoltà e di disoccupazione – ha concluso Francesco – richiede di essere affrontata con gli strumenti della creatività e della solidarietà. La creatività di imprenditori e artigiani coraggiosi, che guardano al futuro con fiducia e speranza. E la solidarietà fra tutte le componenti della società, che rinunciano a qualcosa, adottano uno stile di vita più sobrio, per aiutare quanti si trovano in una condizione di necessità”.

mercoledì 19 marzo 2014

Don Vincenzo Paglia torna a parlare sulla posizione della Chiesa sulle coppie gay

Don Vincenzo Paglia, il ministro del Pontefice e presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, racconta del suo libro 'La parola di Dio'. La sua ultima fatica letteraria, edita da Mondadori, tocca uno dei temi più scottanti dell'attualità politica italiana ed internazionale, il riconoscimento delle coppie gay, questione questa alla quale anche la Curia romana si è mostata sempre particolarmente sensibile.
"Un manuale della buona predica sulla scia di Papa Francesco, questo volume vuole aiutare a fare delle prediche fedeli al rapporto tra quello che dice il Vangelo e la vita di ogni giorno. Il grande teologo protestante Barth diceva che un cristiano deve avere in una mano la Bibbia e nell'altra il giornale. Il Papa di affida all'immediatezza e all'audacia della parola quando essa riescie a toccare il cuore".
"Le famiglie? Sono una realtà che sostiene tutti i popoli e credo che queste realtà debbano essere sostenute e aiutate. Le convivenze non famigliari possono assumere diverse forme ma non le chiamerei famiglie; nella stragrande maggioranza dei casi il tema non è se la Chiesa riconoscerà queste coppie e queste unione nè se si opporrà in qualche modo ad una legge, questione questa che riguarda i governi".

Una presa di posizione netta quindi da parte del Vescovo originario di Boville Ernica, in provincia di Frosinone. "Il problema della definizione di famiglia è sull'importanza di non distaccarsi dalla ordinaria concezione antropologica e giuridica; poi si possono riconoscere dei diritti patrimoniali e su questo non c'è nessun dubbio. Papa Francesco sta cambiando la Chiesa in profondità, in quella che oggi è una prospettiva missionaria".