martedì 18 giugno 2019

Calcio e terra

Sarà perché Simone Cretaro, il sindaco di Veroli, ha giocato a calcio. La maglia era quella gialla ed azzurra del Frosinone negli anni in cui i canarini facevano la spola tra l’Interregionale ed il professionismo. In questo primo scorcio d’estate i nostri dirimpettai parlano di calcio. Di emozioni e di racconti legati alla palla che rotola, di aneddoti, di storie. E di futuro. Non è solo un pallone che rotola sul rettangolo verde o sui campi di sabbia della provincia italiana : l’attesa della partita, la gioia sugli spalti, i contorni delle barriere sociali sempre più sfumati intorno ad un unica passione. Devono aver compreso tutto questo i nostri amici verolani : ospitando ben quattro incontri di “Tutti i colori del libro”, iniziativa supportata tra gli altri dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Frosinone non solo hanno ridato lustro alla città per qualche sera, portando in Ciociaria personaggi di primo piano.
L’asticella l’hanno fissata molto più in alto, parlando del calcio business delle grandi realtà italiane e, indirettamente, marcando il confine con il mondo di chi considera questo gioco solo una grande passione. Sarà perché Simone Cretaro, il sindaco di Veroli, ci ha giocato davvero a pallone.
Quelli che sembrano aver smarrito la strada siamo noi a Boville che pure, negli anni buoni, abbiamo toccato punte molto più alte nell’universo dell’Italia pallonara. Non è questione di soldi, almeno, non solo.
Abbiamo perso lo spirito di aggregazione, quella condivisione di momenti, l’applauso per un fendente dal limite che magari si stampa sulla traversa, la battuta facile per il bomber che si divora un gol fatto ed il ragazzino del paese che prova a giocarsi le sue carte in prima squadra dopo qualche anno di trafila in quelle categorie giovanili che a Boville non si fanno nemmeno più. Almeno, non si fanno per determinate fasce d’eta, di solito quelle che richiedono maggiori sacrifici, economici e logistici, di chi le organizza. Quell’eta in cui il calcio non è condivisione sui banchi delle elementari e delle medie sognando di diventare come Messi o l’altro asso, il portoghese Ronaldo. No, parliamo di un calcio più maturo : allenarsi e sudare, con l’allenatore che magari cerca di impartire i primi noiosi rudimenti tattica mentre i tuoi amici sono al bar, lo scooter, la macchinina, le prime cottarelle.
È solo un momento, un passaggio della storia oppure abbiamo dimenticato di quanto sia importante il calcio per una piccola comunità? Si è parlato molto di calcio, negli ultimi dodici mesi.
Ne hanno parlato in consiglio comunale, talvolta giustamente ed altre a sproposito : il Montorli, un tempo un vanto per il nostro paese ma oggi più che mai bisognoso di attenzioni e con lo spettro dell’ennesima omologazione sempre dietro l’angolo, è diventato oggetto di una “contesa”. Chiacchiere, solo chiacchiere in un momento in cui la politica dovrebbe cercare di parlare il meno possibile. Chiacchiere a vuoto : quasi avessimo dimenticato che quel campo fu costruito a proprie spese da una comunità intera, ormai mezzo secolo fa. Si mobilitarono tutti : gli anziani, i bambini, i primi costruttori edili dell’epoca, chi si occupava degli scavi, chi procurava le mattonelle per gli spogliatoi, chi andava a prendere la sabbia a Fossanova. Un piccolo sogno. Certo, con il senno del poi potremmo dire che costruirono prima la squadra e poi il campo .. “prima gl’mast’ i’ apó gl’as’n” .. ma questo è sempre stato il nostro stile. Almeno, loro sognavano. E noi?

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