domenica 3 maggio 2020

ACQUA E TERRA BENI DI TUTTI




- Il 22 marzo c’è stata la Giornata mondiale dell’acqua. Mi ero ripromessa di scriverne. Avevo chiesto all’amico Emilio Molinari che dell’acqua si è sempre occupato e ha contribuito fattivamente alla riuscita del referendum del 2011, di mandarmi delle notizie e lui l’aveva fatto. Ma poi è sopravvenuta la valanga del coronavirus e il problema dell’acqua è passato in secondo piano. Anche se in realtà l’accesso all’acqua, in tempi di pandemia, è importantissimo, basta pensare che la prima raccomandazione, cioè quella di lavarsi le mani, è resa nulla in tanti Paesi dove l’acqua corrente non esiste. In troppi paesi africani ancora oggi le donne si fanno anche dieci chilometri a piedi per andare a riempire un orcio al «marécage» che deve servire sia per cucinare che per bere. Chiaro che non ce n’è per lavarsi le mani. Ora che il virus sembra essersi un poco quietato, torno a parlarne perché penso che sia uno dei più importanti temi del futuro. L’uso dissennato che abbiamo fatto del territorio, le foreste mandate a fuoco, l’avvelenamento dei fiumi, il riscaldamento del clima stanno rendendo sempre più rara e difficile la disponibilità dell’acqua per tutti. Eppure è un diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani. Perfino il Papa ha affermato pubblicamente che «dall’acqua dipende il futuro dell’umanità». E che «l’accesso all’acqua è un problema di giustizia». Per questo ha chiesto che le risorse idriche del pianeta siano protette e rese accessibili a tutti. Alla fine, con voce commossa ha citato le dolci parole di san Francesco: «Che tu sia lodato, mio Signore per sorella acqua la quale è tanto utile e umile, preziosa e pura...». «Una persona su tre nel mondo non ha accesso ad ac- qua sicura», scrive Molinari e «una su nove è priva di servizi igienici». Per questo in molti Paesi la mortalità dei bambini è tanto alta. Ricordo che nei miei viaggi all’interno dell’Africa nera mi stupivo che le madri allattassero i figli fino a due, anche tre anni. Vedevo quei poveri seni piagati a cui attingevano bambini già formati che da noi si nutrirebbero già di pappine e carne tritata. Poi, interrogando queste donne, ho capito il segreto di quegli allattamenti prolungati. Le madri cercavano di tenere al petto i propri figli perché nel momento che dal latte materno passava all’acqua, un bambino su tre moriva per infezioni sensibili agli antibiotici di cui però non disponevano. «L’acqua — scrive Molinari — è, nell’indifferenza globale, in testa alla macabra graduatoria dei decessi». E poi ci ricorda che lui e la sua associazione hanno denunciato la «criminale selezione che avrebbe comportato la privatizzazione dell’acqua. La gente lo capì e votò per la nazionalizzazione delle utenze idriche». Ma purtroppo, nonostante il voto favorevole, come spesso succede in Italia, si è lasciato la gestione di una buona porzione delle riserve idriche ai privati, i quali non hanno affatto rimediato alla perdita del 60 per cento del liquido prezioso che passa in tubi fatiscenti mai sostituiti. «La cultura della privatizzazione ha devastato la democrazia e tutto ciò che è pubblico, creando quello che De Rita (Censis) ha definito: la dittatura dell’io». La forza delle multinazionale nali ha vinto ancora una volta? In teoria ha vinto l’opinione pubblica, ma subito dopo si è fatto un decreto, la legge 112 del 2008 che ammetteva la possibilità di lasciare in alcuni casi la gestione ai privati. «Così, fatta la legge, si è trovato l’inganno per aggirarla». Oggi in Italia ci sono tre tipi di servizi idrici: quelli pubblici , quelli misti e quelli privati. Una grande confusione che non permette un intervento comune sulla gestione delle acque nazionali. «Il cementato cresce al ritmo del 15% all’anno e i rifiuti tossici vengono bruciati ancora in molte parti del Paese con conseguenze sulla salute dei cittadini. Siamo in braghe di tela per i tagli alla spesa pubblica, per le privatizzazioni sanitarie, per i brevetti sui farmaci e i costi imposti dalle multinazionali: né più né meno come per l’acqua potabile, per la siccità, il clima e il dissesto ambientale. Siamo tutti interconnessi e l’idea che chiudendo i rubinetti ci teniamo l’acqua per noi, è una utopia oltre che una forma di stupido egoismo». A questo punto, vista la pessima situazione, la domanda è: ma allora, come possiamo rimediare? La risposta: «Bisogna trovare un accordo fra associazioni, sindacati, movimenti culturali e sociali di uomini donne, come in un nuovo Forum Mondiale, non per fare la sommatoria dei contenuti congeniali a ciascuno, ma per decidere pochi obiettivi fondamentali: il diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, una distribuzione più giusta dei beni essenziali, fra cui prima di tutto l’acqua, rispetto e cura dell’ambiente la cui salute ci riguarda tutti, come questo virus che non conosce frontiere né classi ha dimostrato».

Dacia Maraini

dal Corriere della Sera






mercoledì 29 aprile 2020

Civiltà ...Dove sei ?

Queste le foto che ci sono state inviate, questa mattina in redazione, da un cittadino di Boville Ernica.
Le foto purtroppo parlano chiaro sul grado di inciviltà di colui che ha pensato di fare "arredo urbano" con calcinacci, cocci, pezzi di tubi,.... tipici resti di lavori di ristrutturazione e già che c'era ha completato il tutto con una vecchia tv.  
A noi non resta che indicarvi la zona del "capolavoro" ovvero  la strada bianca tra San Lucio e Santa Maria ( vicino l 'Hot Ice )














La zona dello scempio


martedì 28 aprile 2020

CORONAVIRUS, VINCENZO PAGLIA: «CI SALVEREMO CON LA SOLIDARIETA'»




È appena uscito il saggio dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, Pandemia e Fraternità. La forza dei legami umani riapre il futuro, (Piemme-Molecole). Intende aprire una discussione etica e culturale sulle prospettive della «ripartenza»: come perno, una recente Nota-documento della stessa Accademia. Lei scrive: «L’emergenza suscitata dal Covid-19 si sconfigge anzitutto con gli anticorpi della solidarietà. Viviamo in tempi in cui nessun governo, nessuna società, nessun tipo di comunità scientifica deve considerarsi autoreferenziale». Non è una visione troppo ottimistica? Non pensa che, finita l’emergenza, si tornerà al «mondo di prima»? «Non lo penso. La tentazione di esorcizzare la paura ritornando semplicemente ai riti della spensieratezza precedente, buttandoci tutto dietro le spalle, ci sarà, è comprensibile. Ma anche la spensieratezza sarà diversa: è inevitabile. Lo shock è stato forte. Pensavamo, tutti, di essere sempre più sani e più belli, sempre più invulnerabili e tonici, padroni del mondo grazie alla scienza e alla tecnologia. Solo perché mettevamo i malati e i morti, i deboli e i vulnerabili, in una quarantena invisibile, tenendoli fuori dalla rappresentazione della vita che gode semplicemente sé stessa. Ora tutti sono costretti a tenere fuori tutti: e ci ricordiamo improvvisamente di essere mortali, solo perché respiriamo. Non ci siamo presi cura della nostra tenera vulnerabilità condivisa, e ora ci viene imposto di viverla nell’abbandono: per aiutarci, siamo costretti a separarci. L’individualismo che abbiamo coltivato, ritorna come punizione: stai da solo se vuoi vivere. Ma da soli si muore. E male anche. Dopo l’emergenza non potremo evitare di affezionarci a una convivenza umana che apprezza di nuovo la bellezza della cura per la comunità, ad ogni costo». Lei annuncia un «congedo da uno stile individualistico, inospitale e anaffettivo, dei nostri stessi legami economici, politici ed istituzionali». Ma come si può coniugare con le leggi del mercato, dove i sentimenti spesso non sono contemplati? «Il nostro problema non sono le leggi del mercato ma il mercato delle leggi. Le famose regole della convivenza che una società si dà da sé sono sempre più merci, che si adattano ai soggetti economicamente più forti ed escludono quelli economicamente più deboli. Questa pressione invade ormai largamente anche le sfere vitali più sensibili al valore e alla ricchezza delle qualità propriamente umane: la famiglia, l’educazione, la scuola, la cultura, l’arte. E aggiungo un paradosso: l’indicatore più sensibile per la misura delle qualità spirituali di una civiltà è proprio la sanità, il luogo in cui la qualità spirituale della cura reciproca, di cui una comunità vive, è alla prova della sua verità. Lo stiamo vedendo a occhio nudo, in modo commovente e al tempo stesso drammatico, in questa tragica emergenza». La malattia, lei scrive, è una delle dimensioni che ci accomuna tutti. Le cronache delle morti da Covid-19 lo dimostrano. La malattia è diventata più di prima un elemento della nostra vita quotidiana? «La malattia e la vulnerabilità fanno parte della vita, della nostra esistenza, della condizione di essere “mortali”. Dobbiamo invece mettere in campo risorse per assicurare modelli di assistenza “umani”, che sostengano la dignità delle persone. Abbiamo messo ai margini anziani e poveri. Ci sentiamo meglio per questo? Abbiamo risparmiato denaro e risorse? Non credo, anzi sono sicuro di no. Noi siamo la società dello “spreco” che si comporta con gli “scarti” come con gli imballaggi di plastica: li gettiamo in mare. La mia domanda è: per uscire dalla malinconia strisciante del nostro delirio di onnipotenza frustrato, che ora diventa angoscia collettiva, esiste un modo più emozionante di uno stile sociale che punta tutte le risorse della comunità sulla scuola condivisa, sul lavoro condiviso, sulla cura condivisa a chilometro zero? La potenza economica globale non dovrebbe dare proprio lì e non in Borsa la prova più credibile delle sue promesse (che noi finanziamo)?». Lei parla di un «mutamento dell’interconnessione in solidarietà». Pensa che resisterà alla progressiva fine dell’emergenza? «Alla fine resterà in piedi un solo grande tema: la fraternità universale. Siamo interconnessi. Siamo fratelli e sorelle. Non è solo biologia: la razza umana. È la sostanza della biologia. Da me dipendono gli altri e viceversa. È la lezione di questi giorni. Come cittadini facciamo la nostra parte e la stiamo facendo. Poi i politici facciano la loro per disegnare società veramente solidali e perché ci siano opportunità di sviluppo economico, sociale, culturale per tutti. E gli scienziati non cedano al sovranismo, alla pressione della politica o del mercato, mettendosi loro stessi sul piedistallo dell’unica verità per questo tempo. Bruciare incenso e adorazione alla statua dell’imperatore, chiunque sia, non è mai una buona pratica». Anche nella Nota della Pontificia Accademia torna spesso il concetto di «ecologia integrale» caro a Papa Francesco. Quindi non solo la salvaguardia dell’ecosistema… «Prendersi cura è la “nuova frontiera” della Chiesa di domani. E nel “prendersi cura” non ci sono solo gli altri ma c’è anche l’ambiente e l’habitat. La natura, la città, la società umana devono convivere più felicemente, all’altezza delle odierne trasformazioni. Non ha ancora incominciato seriamente ad accadere. Il mondo non va abitato invano, consumandolo spensieratamente. E va consegnato migliore alle generazioni che vengono: l’indifferenza etica per la trasmissione della vita, in cui si sta insediando la nostra cultura secolare, è la nostra vergogna epocale. La testimonianza della fede non è guidata dall’interesse a compiacere una ideologia ecologistica o un comunitarismo di maniera. La voce del Papa non deve essere equivocata, su questo punto. La fede cristiana è chiamata in modo speciale a sostenere la bellezza del legame fra le generazioni, presidio affettivo di amicizia sociale e di fraternità civile. La trasmissione della vita dello spirito e l’iniziazione alla sua misteriosa promessa è il comandamento “Zero” della creazione, che precede ogni altro». Il libro, la collana e l’autore Il saggio di monsignor Vincenzo Paglia, Pandemia e fraternità. La foza dei legami umani riapre il futuro, è pubblicato da Piemme (pp. 68, euro 2,99). Il testo fa parte della serie di instant book Molecole, realizzata da Piemme, una collana di ebook di autori diversi che da vari punti di vista riflettono su temi legati all’emergenza Covid-19, in vendita a 2,99 euro. Vincenzo Paglia (1945), arcivescovo, già vescovo di Terni, è presidente della Pontificia Accademia per la vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito della quale è impegnato nell’associazione «Uomini e religioni» che organizza incontri ecumenici e interreligiosi. È autore di saggi di carattere religioso e sociale. 

Articolo del Corriere della Sera

mercoledì 22 aprile 2020

Giornata della Terra. Gli elaborati dell'Istituto Comprensivo Statale di Boville Ernica



La Giornata della Terra 2020 (Earth Day 2020), é una  celebrazione ambientale  a livello mondiale. La manifestazione  quest’anno è alla 50esima edizione La Giornata della Terra 2020, anche  con le eccezionali misure del  lockdown non si è fatta certo ostacolare dal coronavirus, e quello che fino al 2019 era stata una mobilitazione fisica di milioni di individui, oggi si trasforma in un evento digitale, una gigantesca maratona virtuale che  raccoglie azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta.
“Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce”, spiegano gli organizzatori dell’Earth Day 2020. “L’unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima.
Anche l'Istituto comprensivo di Boville Ernica ha aderito alla giornata e tutti gli studenti di tutte le classi hanno prodotto elaborati con il loro sogno di un pianeta Terra migliore, più pulito, più verde e più sano. 
Presto saranno pubblicati sul sito della scuola tutti gli elaborati  Al link https://www.bovillescuola.edu.it/

venerdì 20 marzo 2020

Coronavirus, è scontro tra parroco e sindaco

di Pierfederico Pernarella
Il Messaggero

Il dolore, indicibile, di non poter celebrare i funerali dei propri cari dovrebbe essere consegnato solo ad una silenziosa e composta pietà. Ed è invece anche le sole benedizioni delle salme consentite alla presenza dei più stretti parenti possono diventare oggetto di polemica e un caso istituzionale. 

Succede, nei giorni del l'epidemia del coronavirus, a Boville Ernica, in provincia di Frosinone, dove, per la seconda volta nel giro di pochi giorni, sta facendo discutere quanto accaduto al cimitero comunale San Marco. L'episodio è all'attenzione dei carabinieri che presenteranno una relazione al prefetto, ma intanto ci sono le testimonianze dei protagonisti, il parroco don Giovanni Ferrarelli e il sindaco Enzo Perciballi.

I fatti sono avvenuti lunedì poco prima della sepoltura di un 34enne. Le disposizioni anti-coronavirus consentono solo una benedizione prima della tumulazione alla presenza dei parenti più stretti, quelli di primo grado. Durante la breve cerimonia il sindaco è stato redarguito dal sacerdote, come conferma lo stesso don Giovanni Ferrarelli: «Entrando nel cimitero, oltre ai più stretti famigliari, avevo notato alcuni ragazzi, ai quali ho detto che alla breve cerimonia potevano partecipare solo i parenti più stretti. Loro mi hanno detto che non si sarebbero avvicinati. Ad un certo punto ho visto arrivare il sindaco e poco dopo lo stesso ha fatto segno ai ragazzi di farsi avanti. A quel punto ho ritenuto doveroso dire al primo cittadino che il suo comportamento non era opportuno. Pensiero che ribadisco: così si lancia un messaggio sbagliato, in un momento delicatissimo. Un sindaco non deve farlo».
Ma perché il primo cittadino si trovava lì? «Sono andato per verificare che venissero rispettate le regole», spiega Perciballi, il quale conferma di essere stato ripreso dal parroco, ma aggiunge pure di essere stato frainteso: «Quando sono arrivato i ragazzi si trovavano già all'interno del cimitero. Gli ho fatto segno di avvicinarsi, ma invitandoli a restare a distanza tra loro. E poi se io, come sostiene il parroco, ho sbagliato, anche lui ha tenuto un comportamento non rispettoso delle regole anti-contagio perché ha abbracciato alcuni famigliari. Cosa che gli ho fatto notare alla fine della cerimonia. Allora che devo fare, devo vietare le benedizioni?»
Il parroco non smentisce la circostanza e spiega: «I genitori del defunto sono due strettissimi collaboratori della parrocchia. Il padre era trasparente per il dolore, pietrificato, non riusciva a piangere. L'ho abbracciato e solo a quel punto si è abbandonato in un pianto liberatorio. L'ho fatto pensando alle parole di Papa Francesco che ha invitato noi parroci a non essere don Abbondio. Un gesto umano di cui mi assumo tutta la responsabilità».
Il caso, come detto, è sotto la lente dei carabinieri e sarà sottoposto all'attenzione del prefetto Ignazio Portelli, il quale sulla condotta del sindaco per ora commenta: «Comportamento irresponsabile»

martedì 17 marzo 2020

In tanti al cimitero, ma la benedizione è "scortata" dai carabinieri. Il sindaco: «Li ho chiamati io»

di Pierfederico Pernarella
Il Messaggero

Benedizione di un defunto scortata dai carabinieri per garantire, a detta del sindaco, il rispetto dei divieti contro gli assembramenti. Succede anche questo nei giorni dell'epidemia del coronavirus. Succede che al dolore per la dipartita di una persona cara, si aggiunge anche lo strazio di non poterla onorare con una cerimonia. Ma si tratta di regole necessarie per fermare il diffondersi dell'epidemia. Regole sul cui rispetto vigilano le autorità competenti.

Ecco che allora un caso avvenuto sabato pomeriggio al cimitero comunale San Marco di Boville Ernica è finito all'attenzione della Prefettura che sta verificando se siano state rispettate le prescrizioni imposte dal Governo. Con il decreto dello scorso 9 marzo, che ha trasformato tutta l'Italia in zona rossa, sono stati vietati anche i funerali. Nessuna cerimonia in chiesa o all'aperto, è consentita soltanto una veloce benedizione prima della tumulazione alla presenza dei più stretti famigliari. A Boville, sabato pomeriggio, per salutare il feretro di un 83enne, pare si siano radunate più persone del consentito.

«NESSUN ASSEMBRAMENTO»
Tra i presenti anche il sindaco Enzo Perciballi, il quale però assicura: «Sinceramente non ho contato le persone, ma sapendo che si sarebbero potuti creare dei problemi, in quanto il defunto era il padre di un imprenditore molto conosciuto in paese, io stesso ho preavvertito i carabinieri chiedendo se potessero presenziare e verificare il rispetto delle regole. E in effetti è stato così. Tutti si sono attenuti alle regole».
Il sindaco spiega che non c'è stato alcun corteo, ma alcune persone hanno comunque voluto salutare il defunto: «La maggior parte delle persone, non so se fossero una ventina o una trentina, si è fermata all'esterno del cimitero spiega ancora il sindaco Perciballi -. Tutti hanno indossato le mascherine e mantenuto la distanza prevista. All'interno del cimitero sono entrato anche io e c'erano non più di quindici persone, compresi il prete e gli addetti delle onoranze funebri. Anche in questo caso tutti hanno indossato le mascherine e si sono tenuti a distanza l'uno dall'altro. Davanti al feretro solo i famigliari più stretti. La cerimonia non è durata più di una decina di minuti. Non si sono formati assembramenti, come verificato, ripeto, dai carabinieri presenti al cimitero».

I bambini di Boville Ernica !

I bambini ? Loro sanno come sentirsi sempre uniti anche se divisi...
Loro stanno impiegando il tempo in modo costruttivo e dovremmo imparare da loro...
Questi sono i disegni fatti ieri, ognuno a casa propria e poi condivisi.... Sono i bambini di Boville Ernica !



sabato 15 febbraio 2020

Le tre sinistre

Tre. Il numero perfetto. Come i Magi, come le Marie dei famosi panettoni meneghini, tre come quel terzo incomodo che caratterizza certe relazioni ormai al crepuscolo.

Tre, come i gruppi che fanno riferimento al Pd o comunque alla sinistra all'interno del consiglio comunale di Boville. Certo, la sinistra nostrana è ormai al crepuscolo, stabilmente minoranza politica ad ogni tornata elettorale eppure continua a farla da padrone sui banchi del consiglio comunale. 
Il sindaco Enzo Perciballi, il vice sindaco Benvenuto Fabrizi, il capogruppo di Boville Bene Comune Memmo Di Cosimo e quello di Insieme per Crescere, Renato Genovesi : tutti con il cuore a sinistra, con la matita pronta a barrare il simbolo di un Pd ormai prossimo alla liquefazione. 

Dicevamo, il crepuscolo. Il tramonto di quelle stagioni della politica che hanno in un primo momento le sembianze di un tramonto, in questo caso di un tramonto dove il rosso spento si perde in note ambrate, poi nell'arancio e nel giallo tipico dei girasoli della Provenza. 

Ed è esattamente questo quello che è successo a Boville in questi anni. Frantumata in tanti pezzi come succede con quei cristalli di buona fattura, la sinistra baucana ha continuato ad esprimere la classe dirigente seppur sotto le mentite spoglie di liste civiche ora consolidate ed ora improvvisate. 

L'esperimento è iniziato con Piero Fabrizi, una dozzina di anni or sono. Tutti insieme appassionatamente con l'obiettivo dichiarato, allora, di mandare a casa Michele Rotondi. Due anni di tempo e quella squadra messa insieme con lo scotch ha iniziato a mostrare i primi segni di cedimento, figli delle tante, troppe anime che ne facevano parte. Un canovaccio, questo, che puntualmente si è ripetuto nei lustri a seguire.

Non frequentano più la sezione, spesso non hanno nemmeno la tessera di partito in tasca. Eppure sono tutti lì, hanno legittimato l'uno le candidature dell'altro, sempre pronti ad obbedire agli ordini di scuderia ogni volta che vengono chiamati in causa. E pazienza se quasi sempre si tratta di dover correre per gli altri, spesso accontentandosi di portare a casa quasi sempre le briciole, qualche volta destinate ad opere pubbliche completamente inutili come la passerella del Renarone oppure il bocciodromo, diventato ormai una cattedrale nel deserto di Montorli, con l'acqua che ormai allaga la pista e senza più nessuno che ci vada a giocare. Tutte cose che dovrebbero interessare l'opposizione, forse.

Un anno e mezzo fa, in occasione della campagna elettorale per le politiche, erano tutti sotto le stesso tendone di un bar lungo la Rotabile ad ascoltare il comizio del satrapo del Pd, il ripano Francesco De Angelis. Tutti insieme appassionatamente, evitando di farsi immortalare dallo stesso obiettivo nonostante continuassero a cercarsi con gli occhi, una marcatura ad uomo che avrebbe fatto rabbrividire perfino il buon Claudio Gentile.

Spesso il crepuscolo è una di quelle cose a cui non fai neppure troppo caso, poi un giorno ti accorgi di quella terra di nessuno dove qualcosa sta finendo e qualcos’altro che non è ancora incominciato assomiglia un po’ troppo al futuro. È una promessa di metamorfosi, di cui non sai la fine. 

Boville, da quindici anni ormai, non è più un paese di sinistra. L'unica ad averlo capito sembra essere Marta Diana.

mercoledì 19 giugno 2019

"Vogliamo fare un grande campionato". Presentato Alessandro Nesta, nuovo allenatore del Frosinone

Il campione del mondo Alessandro Nesta, per anni colonna difensiva di Lazio e Milan oltre che della Nazionale è il nuovo tecnico del Frosinone Calcio. I canarini, dopo la cocente retrocessione nel campionato cadetto hanno voluto affidare proprio a Nesta le "chiavi" di casa per il prossimo futuro. 

"Fai solo quello che sai fare e non ti preoccupare. Sono state le prime parole che mi ha detto il presidente Stirpe quando l'ho incontrato due giorni fa. Mi hanno colpito e dato al tempo stesso una grande fiducia". Alessandro Nesta, neo allenatore del Frosinone, è stato presentato nella sala stampa del Benito Stirpe, dal responsabile dell'area tecnica Ernesto Salvini, che aveva al suo fianco Alessandro Frara, l'ex capitano gialloazzurro ma da quest'anno collaboratore con delega alla prima squadra. Un Nesta gasato al punto giusto e voglioso di "fare bene in una piazza molto importante e in una società solida. Ringrazio il Frosinone per avermi dato questa opportunità. Farò di tutto per non deluderlo".

Cristo si è fermato a .. Boville. Marta Diana va all'attacco di Perciballi .. parafrasando Carlo Levi

"E' bastato un anno di amministrazione Perciballi e il paese è ridotto al più disdicevole abbandono dal dopoguerra! Nulla funziona, nulla è stato fatto, nulla è stato manutentato!". A poche ore dalla convocazione del Consiglio comunale, ad un anno esatto dall'elezione del sindaco Enzo Perciballi è ancora Marta Diana, dai banchi dell'opposizione, a "tuonare" sottolineando una sostanziale assenza degli inquilini di Palazzo Simoncelli.
"Ricevo quotidianamente segnalazioni dei cittadini che, rivendicano giustamente un paese ordinato e pulito - continua Diana - percorrendo per lungo e per largo le strade comunali, non escluso il centro storico, mi viene da paragonare la desolazione in cui versa il nostro territorio per l'incuria degli amministratori, alla fantastica e profonda opera di Carlo Levi: Cristo si è Fermato ad Eboli. 
Chi non ha conosciuto il nostro Paese fino al giugno 2018, arrivando ora, trova soltanto strade in totale abbandono con la segnaletica stradale completamente coperta dalle sterpaglie, buche così grandi che in alcuni casi diventa difficoltoso transitare persino con i trattori, griglie messe dalle amministrazioni precedenti che sono completamente traboccanti di accumuli, impedendo persino nei mesi scorsi, la loro finalità: di raccogliere e direzionare acqua nelle discese con il pericolo del gelo.
Numerosissimi pali della pubblica illuminazione da mesi e mesi fulminati.
Il centro storico, che dovrebbe essere il biglietto da visita di uno dei Borghi più belli d'Italia, non fa accezione alle periferie.
Camminando lungo la bellissima passeggiata panoramica, sembra esser diventata ormai un sentiero che introduce in qualche bosco.
Mura fatiscenti piene di erbacce e piccoli arbusti selvatici, erba alta e sterpaglie ovunque.

Nessuno gira il territorio e s'interessa della incolumità dei cittadini che lo vivono?
Questa amministrazione, è assolutamente incapace di governare.
Boville come Edoli, 75 anni dopo. Grazie amministrazione Perciballi"

Convocato il Consiglio : debiti fuori bilancio e gestione del palazzo Asl le due "spine" di Perciballi

Sarà l'occasione per tirare le somme ad un anno dal successo dell'ultima campagana elettorale. L'amministrazione Perciballi spegne la sua prima candelina e dopo l'Aventino evocato dall'opposizione nell'ultima riunione dell'assise cittadina l'assise convocata per venerdi potrebbe essere quella del taglio della torta e della "normalizzazione" di questa fase politica.

Tre i punti inseriti all’ordine del giorno. I lavori si apriranno con la convalida della deliberazione di Consiglio comunale dello scorso maggio in merito al riconoscimento debiti fuori bilancio a cui seguirà la ratifica da parte del Consiglio dell’Organo di revisione contabile. Al terzo punto l’approvazione criteri generali per l’affidamento in concessione dell’immobile sito in Via Santo Stefano, l'ex Palazzo Asl o, se preferite, ex Palazzo del Fascio. "Per quanto concerne il primo punto – spiega il sindaco Enzo Perciballi – si tratta di pagamenti urgenti a cui il Comune ha dovuto adempiere a seguito dei danni da maltempo dello scorso febbraio e che ora andranno ratificati dal Consiglio. La nomina del Revisore contabile è soltanto un atto formale in quanto viene estratto a sorte dalla Prefettura e il Consiglio si limita a ratificarlo". Particolare rilievo assume invece il punto che riguarda il Palazzo Asl. "La premessa essenziale e imprescindibile è che vi resteranno i servizi sanitari pubblici della Asl. Lo daremo in gestione a chi vorrà farlo funzionare in ambito sanitario. Penso ad associazioni, a medici. I dettagli ovviamente saranno illustrati nel bando che verrà pubblicato dopo il passaggio in Consiglio comunale. Con questa delibera che andiamo ad approvare verranno soltanto stabiliti i criteri di utilizzo, come per esempio visite specialistiche o affitto a favore di medici. In ogni caso dovrà essere garantita la fruibilità pubblica". La gestione del palazzo Asl che ha visto la precedente amministrazione, quella di Piero Fabrizi, era stata già oggetto di un dibattito molto acceso tra lo stesso medico di Santa Liberata e l'attuale primo cittadino quando sedeva ancora sui banchi dell'opposizione. I lavori dell'assise inizieranno alle 20,30.

martedì 18 giugno 2019

Calcio e terra

Sarà perché Simone Cretaro, il sindaco di Veroli, ha giocato a calcio. La maglia era quella gialla ed azzurra del Frosinone negli anni in cui i canarini facevano la spola tra l’Interregionale ed il professionismo. In questo primo scorcio d’estate i nostri dirimpettai parlano di calcio. Di emozioni e di racconti legati alla palla che rotola, di aneddoti, di storie. E di futuro. Non è solo un pallone che rotola sul rettangolo verde o sui campi di sabbia della provincia italiana : l’attesa della partita, la gioia sugli spalti, i contorni delle barriere sociali sempre più sfumati intorno ad un unica passione. Devono aver compreso tutto questo i nostri amici verolani : ospitando ben quattro incontri di “Tutti i colori del libro”, iniziativa supportata tra gli altri dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Frosinone non solo hanno ridato lustro alla città per qualche sera, portando in Ciociaria personaggi di primo piano.
L’asticella l’hanno fissata molto più in alto, parlando del calcio business delle grandi realtà italiane e, indirettamente, marcando il confine con il mondo di chi considera questo gioco solo una grande passione. Sarà perché Simone Cretaro, il sindaco di Veroli, ci ha giocato davvero a pallone.
Quelli che sembrano aver smarrito la strada siamo noi a Boville che pure, negli anni buoni, abbiamo toccato punte molto più alte nell’universo dell’Italia pallonara. Non è questione di soldi, almeno, non solo.
Abbiamo perso lo spirito di aggregazione, quella condivisione di momenti, l’applauso per un fendente dal limite che magari si stampa sulla traversa, la battuta facile per il bomber che si divora un gol fatto ed il ragazzino del paese che prova a giocarsi le sue carte in prima squadra dopo qualche anno di trafila in quelle categorie giovanili che a Boville non si fanno nemmeno più. Almeno, non si fanno per determinate fasce d’eta, di solito quelle che richiedono maggiori sacrifici, economici e logistici, di chi le organizza. Quell’eta in cui il calcio non è condivisione sui banchi delle elementari e delle medie sognando di diventare come Messi o l’altro asso, il portoghese Ronaldo. No, parliamo di un calcio più maturo : allenarsi e sudare, con l’allenatore che magari cerca di impartire i primi noiosi rudimenti tattica mentre i tuoi amici sono al bar, lo scooter, la macchinina, le prime cottarelle.
È solo un momento, un passaggio della storia oppure abbiamo dimenticato di quanto sia importante il calcio per una piccola comunità? Si è parlato molto di calcio, negli ultimi dodici mesi.
Ne hanno parlato in consiglio comunale, talvolta giustamente ed altre a sproposito : il Montorli, un tempo un vanto per il nostro paese ma oggi più che mai bisognoso di attenzioni e con lo spettro dell’ennesima omologazione sempre dietro l’angolo, è diventato oggetto di una “contesa”. Chiacchiere, solo chiacchiere in un momento in cui la politica dovrebbe cercare di parlare il meno possibile. Chiacchiere a vuoto : quasi avessimo dimenticato che quel campo fu costruito a proprie spese da una comunità intera, ormai mezzo secolo fa. Si mobilitarono tutti : gli anziani, i bambini, i primi costruttori edili dell’epoca, chi si occupava degli scavi, chi procurava le mattonelle per gli spogliatoi, chi andava a prendere la sabbia a Fossanova. Un piccolo sogno. Certo, con il senno del poi potremmo dire che costruirono prima la squadra e poi il campo .. “prima gl’mast’ i’ apó gl’as’n” .. ma questo è sempre stato il nostro stile. Almeno, loro sognavano. E noi?

giovedì 30 maggio 2019

Torna la festa della disabilità, appuntamento sabato pomeriggio al centro sportivo di San Lucio

di Alessandra Cinelli
Tutto pronto per la festa della disabilità che si svolgerà domenica prossima al campo sportivo di San Lucio. Appuntamento alle 16. Sarà un bellissimo pomeriggio di festa dove non mancherà neppure con la musica. Si esibiranno la Banda Aurora di Boville Ernica e i "Tanto per cantà". Un appuntamento diventato ormai uno degli eventi più attesi a Boville e promosso dall'associazione "Noi con voi" con il patrocinio del Comune di Boville Ernica e della Regione Lazio. Un appuntamento imperdibile che celebra l'integrazione delle persone diversamente abili.
«Vi aspettiamo come ogni anno numerosi - sottolinea Anna Mastrantoni - dell'associazione "Noi con voi" per trascorrere una giornata insieme ai nostri ragazzi speciali». Appuntamento, quindi, per domenica 2 giugno al campo sportivo di San Lucio, nella popolosa contrada bovillense. Una festa dove il divertimento, l'entusiasmo, saranno sicuramente gli ingredienti fondamentali per la riuscita dell'edizione di quest'anno. Non resta che raggiungere domenica pomeriggio il campo di San Lucio per vivere un evento di grandi emozioni.