Terre
ai giovani, Ciociaria terra di agricoltori. Ebbene si, mentre il
mondo della politica continua a godersi i propri stipendi faraonici
alla Regione Lazio sembrano finalmente aver trovato l'illuminazione
per risolvere il problema dell'occupazione giovanile che si è
drammaticamente abbattuto nel territorio laziale in seguito allo
scoppio della bolla dei subprime americani. In sostanza, per la
provincia di Frosinone, si tratta di tornare a zappare la terra.
Finita l'epoca del boom industriale, finita la Cassa del Mezzogiorno,
fuggite all'estero le fabbriche, si torna all'antico. La Regione
Lazio ha messo a punto un bando ad hoc, attivo dal 5 marzo e
finalizzato ad assegnare 320 ettari di terreni di patrimonio Arsial a
giovani agricoltori. I terreni saranno concessi in affitto per 15
anni, con la possibilità di un rinnovo per altri 15, privilegiando
giovani imprenditori agricoli di età compresa tra i 18 e i 39 anni,
anche se l’iniziativa sarà aperto a tutti gli imprenditori e
agricoltori diretti residenti nei Comuni del Lazio. L’obiettivo è
quello di sostenere la nascita di nuove imprese, incrementando
l’occupazione giovanile in particolare, difendendo, tutelando e
valorizzando il patrimonio ambientale. Un patrimonio comune,
l'ambiente, devastato nella nostra provincia proprio da molte di
quelle fabbriche che si sono insediate qui negli anni settanta quando
grazie alla Cassa del Mezzogiorno il frusinate ha conosciuto un era
di forte espansione industriale. Un epoca questa che è poco di un
lontano ricordo, fatto di cassa integrazione per tanti lavoratori e
di capannoni ormai abbandonati; centri industriali come Anagni,
Ferentino, Ceccano, Patrica e la stessa città capoluogo, Frosinone
appunto, assomigliano sempre di più, fatte le debite proporzioni,
alla “rust belt” americana, la cosiddetta “cintura di ruggine”
che si estende dal nord al sud degli Stati Uniti e che comprende
cittadine un tempo fiore all'occhiello dell'industria a stelle e
strisce come Buffalo, Detroit, Chicago, Milwaukee e Cleveland.
Nell'era del Dragone, della Cina fabbrica del mondo, la Ciociaria
sembra aver smarrito la propria vocazione industriale; non resta che
tornare all'antico, alla terra appunto, valorizzando le potenzialità
di un territorio che ha una straordinaria varietà sotto il profilo
delle produzioni enogastronomiche. Tornare all'antico quindi, alla
terra. Trascorre le giornate nei campi, volgere lo sguardo alla luna
per ammirare si la sua bellezza ma anche per capire se e come potrà
influenzare i nostri raccolti. Sempre che una stella lassù non guidi
qualcuno di noi lontano da questa terra, a cercare fortuna lontano
dal nostro territorio. Del resto, esempi di ciociari che hanno fatto
fortuna all'estero non mancano; da sir Charles Forte a Jack Vettriano
fino al canadese Carlo Baldassarra a capo della Greenpark, la più
grande impresa di costruzioni edili del Canada. Del resto, i sogni, come il mai realizzato aeroporto di Frosinone, non volano più.
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