Che fine hanno fatto le sculture del più grande architetto e scultore del 1300, Arnolfo di Cambio, che si trovavano a Boville Ernica ?
Sappiamo dai tanti documenti ed anche dalle annotazioni del notaio Jacopo Grimaldi che assistette, dal 1604, alla distruzione dell'antica basilica di S. Pietro di Roma, alla quale fu presente anche il nostro monsignor Giovan Battista Simoncelli, che alcune parti di opere smembrate o frammentate, furono donate a lui che fu "l'uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto" : l'uomo era lui stesso, Simoncelli, il posto la sede papale, il momento cruciale quello della distruzione dell'antica basilica costantiniana.
Tutto, o quasi, ormai sappiamo sulle opere d'arte date al Simoncelli che poi le collocò nella cappella familiare in S Pietro Ispano a Bauco¹, ma delle 7 sculture di Arnolfo non ci fu annotazione e dovettero passare quasi inosservate.
Ripercorriamo un poco le vicende dei primissimi anni tra la fine del 1500 ed i primissimi del 1600.
Quando il nostro monsignor Giovan Battista Simoncelli (Bauco 1554- Roma 1634) arrivò giovane a Roma, fu presto inserito nella cerchia di Giovan Battista Borghese, fratello di Camillo Borghese, che poi diventò papa nel 1605. Con la sua elezione a papa, Camillo Borghese, che prese il nome di Paolo V, chiamò a se il Giovan Battista Smoncelli a svolgere l'incarico di suo cubicolario, ovvero segretario personale. Paolo V, volle anche riprendere i lavori di ristrutturazione e modifica della basilica di S. Pietro, già iniziati nel 1506 da papa Giulio II e mai portati a compimento. Molti decenni vennero persi nella discussione dei progetti proposti dai più grandi architetti del tempo, da Bramante, a Raffaello, ai Da Sangallo, a Michelangelo, fino a Maderno. La disputa ed indecisioni principali erano inerenti allo sviluppo della pianta della basilica sulla proposta di passare dalla originaria pianta basilicale ad una moderna pianta centrale. Alla fine si cercò di conciliare le due tendenze con uno sviluppo biassiale strutturato su una pianta centrale per la zona presbiteriale, ma prolungata con un corpo longitudinale a tre navate. Nonostante la conciliazione delle due tipologie planimetriche, le 5 navate del IV secolo risalenti all'epoca dell'Imperatore Costantino furono comunque distrutte e con esse gran parte dei monumenti ivi collocati. Dallo smembramento di alcuni monumenti che si trovavano proprio all'ingresso dell'antica basilica e dell'atrio provengono i capolavori donati al Simoncelli.
L'elenco delle opere donate al Simoncelli è consistente.
Il frammento di mosaico dell'angelo di Giotto, che era una parte del Mosaico della Navicella (numero 16 della planimetria in fig. 2). La croce in porfido altomedievale del primo Giubileo della storia che si trovava anch'essa nel portico antistante l'atrio. La Madonna con Bambino, ora sotto il mosaico dell'angelo, che il notaio presente allo smontaggio indica come facente parte del monumento del cardinale Ardicino della Porta Junior e che, specifica, nella annotazione redatta in presenza, essere stata realizzata da "Andreae Sansovini manu egregii sculptoris" ². Il monumento della Porta si trovava nella navata di S. Andrea e fu sconsacrato e smontato a partire dal settembre del 1606.
Dallo stesso monumento Della Porta provengono i due frammenti di angeli ora sopra l'arco della Cappella Simoncelli.
Le sculture di S. Pietro e S. Paolo che ora incorniciano la cappella Simoncelli, facevano invece parte dell'altare Guglielmo de Pereriis che in origine era appoggiato alla controfacciata della basilica vicino la porta del Giudizio che era la prima a sinistra.³ Le due sculture sono dello scultore Andrea Bregno.
Ma le sette sculture di Arnolfo non vengono registrate dal notaio e neanche sono state collocate nella cappella Simoncelli in S. Pietro Ispano. Perchè ? E dove stavano quindi ?
Se analizziamo la posizione dei reperti donati al Simoncelli nella pianta originaria (fig 2) , notiamo che quasi tutti dovevano fare parte dello smontaggio relativo al portico e alla facciata e controfacciata fatti intorno al 1606. Il Simocelli pensò di dare alle opere d'arte ricevute dal papa una degna collocazione nella sua cittadina di origine. Fece cosi predisporre allestire e decorare una cappella nella chiesa di S. Pietro a Bauco, operazione che presumibilmente richiese qualche anno, trascorsi i quali le opere furono finalmente ricollocate ed esposte.
Anche le sette statuette, come studiato e scritto da Scaccia Scarafoni facevano con molta probabilità parte dei frammenti petriani, in particolare del monumento Funebre di papa Bonifacio VIII che si trovava in origine sempre in controfacciata e vicino all'altare De Peririis.
Le sette statuette di Arnolfo potrebbero essere state donate al Simoncelli in un primo momento, quando non aveva ancora in progetto di realizzare una cappella apposita e non aveva quindi ancora neanche acquistato la cappella De Cervonis per trasformarla in cappella Simoncelli ? E forse per questo motivo furono collocate, dove poi le trovò Scaccia Scarafoni, nella cappellina del palazzo di famiglia, che poi il monsignore donò alle suore benedettine per farne un convento e che in seguito divenne palazzo comunale ?
Quando gli edifici, anche quelli importanti, cambiano proprietario e destinazione d'uso, si tende a dimenticarne la storia della costruzione e la loro primitiva funzione e questo è quanto è successo anche per uno dei palazzi di Bauco (tale il nome della nostra cittadina dalla fondazione nell'insediamento attuale sulla collina e fino al 1907) tra i più belli ed importanti : Palazzo Simoncelli, che, costruito come residenza familiare, dal 1634, alla morte del monsignore Giovan Battista, per sua stessa volontà divenne monastero delle monache. Il palazzo ancora oggi conserva alcuni degli aspetti di palazzo nobiliare con l'androne d'ingresso, il cortile centrale poi divenuto chiostro, lo scalone con nicchie affrescate, i portali in pietra (vedi Fig. 5) , e soprattutto quello che rimane di quella che doveva essere la cappella di famiglia al primo piano (vedi Fig. 4). Purtroppo nel secolo scorso la cappella ha subito molte modifiche e mutilazioni ma è li che Scaccia Scarafoni (Veroli, 25 giugno 1883 – Roma, 7 dicembre 1957) vide personalmente le tre statuette poi trattate nel suo articolo "Reliquie Artistiche del Mausoleo di Bonifacio VIII rinvenute a Boville Ernica, ora nel Museo di palazzo Venezia" Scaccia Scarafoni Camillo"
Alla data odierna le statuine di Arnolfo di Cambio per la Diocesi si troverebbero ancora a Boville Ernica come riportato nel sito internet (vedi foto 9)
Ma ora sappiamo che nel 1922 le tre statuine furono portate al Museo di palazzo Venezia, nel chiostro Lapidario, per subire poi una lunga serie di spostamenti.
La professoressa Tosini ⁵ nelle sue ricerche ha appurato che in seguito al sopralluogo di Scaccia Scarafoni, nel 1925, poichè ritenute parte del sepolcro di Bonifacio VIII, le statuette furono portate in Vaticano e sistemate con altri reperti bonifaciani nel museo Petriano dove sono rimaste fino al 1935. Nel 1949, con la demolizione del museo Petriano il patrimonio fu dislocato in diverse sedi ed in gran parte nelle Grotte Vaticane dove sono state documentate fino al 1955. da li in poi si perdono le tracce dei due arcangeli Gabriele e Michele, ed oggi si conosce la collocazione di una sola delle tre sculture, la Madonna Annunciata che si trova nella sala della Biblioteca della Fabbrica di S. Pietro.
Tralasciando la disputa sull'attribuzione delle statue e sulla loro originaria collocazione ed ambito, se appurato facevano parte della donazione di papa Paolo V a monsignor Giovan Battista Simoncelli ovvero facenti parte del gruppo di opere petriane e portate a Bauco, non dovrebbero essere di proprietà della comunità di Boville Ernica e ivi conservate nei palazzi e chiese di Giovan Battista Simoncelli come l'Angelo di Giotto, la Madonna, S Pietro e S Paolo e tutte le altre opere ?
2. Lo storico dell'Arte Antonio Muñoz (Roma, 14 marzo 1884 – Roma, 22 febbraio 1960), 3 secoli dopo il notaio Grimaldi, mise in dubbio l'attribuzione della Madonna al Sansovino e sulla sua scia anche altri storici propendono ad attribuire l'opera ad Andrea Bregno, teorie senza certezze documentali che rimangono ipotesi non dimostrabili.
5. La professoressa Patrizia Tosini è attualmente professore associato all'Università di Roma tre.
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