C'eravamo tanto amati. Potremmo parafrasare così, citando il film interpretato da Nino Manfredi e Vittorio Gassman con la sapiente regia di Ettore Scola, il terremoto politico che si è abbattuto sul comune di Boville Ernica. Nella seduta di ieri del consiglio comunale, l'ultimo dell'anno solare in corso, si è consumata la spaccatura tra il sindaco Piero Fabrizi e colui che fino a pochi giorni fa ne era stato il vice, l'architetto Memmo Di Cosimo.
Piero e Memmo. Socialista anzi socialdemocratico il primo, democristiano di ferro il secondo. Piero con il monovolume, Memmo con lo scooter. Due stili diversi che sembravano completarsi, almeno per un pò. Da tempo la sintonia tra i due, forse a causa delle gelosie interne alla maggioranza, non era più quella dei bei tempi. Le prime frizioni due anni e mezzo fa, poco prima della composizione delle liste con una parte della squadra di Piero Fabrizi che osteggiava la candidatura di Di Cosimo. Gli strateghi di "Insieme per Crescere" arrivarono ad istituire una sorta di direttorio (chiamarlo così fa figo e suona anche vagamente comunista ..) composto da tre saggi, con il compito di dirimere la questione. Il bandolo della matassa fu trovato appena poche ore prima della presentazione delle liste con Memmo Di Cosimo che, poche settimane dopo risultò il primo eletto, il candidato con i maggiori consensi.
Dopo la vittoria, i panini con la porchetta (e si, le pecore sul territorio iniziavano a scarseggiare ..) i tappi di champagne e la sfilata pacchiana per le strade del borgo, le prime frizioni per la composizione della giunta. Si arrivò ad un accordo, ad una staffetta, un pò come faceva Ferruccio Valcareggi al mondiale messicano con Rivera e Mazzola prima che Pelè e Rivelino, con un poker, mettessero fine a quell'indegno spettacolo, a quell'offesa verso il dono del talento nel gioco del calcio.
Ad ogni modo, l'accordo era grosso modo questo; Memmo vice sindaco ed Anthony Astolfi presidente del consiglio con la promessa di ruotare a metà della consiliatura.
Poco dopo, la tormentata vicenda del piano di investimenti di Acea, con relativo aumento della tariffa, votato, tra i tanti, proprio dall'architetto Di Cosimo. Polemiche a non finire insomma, seguite dal dissenso di qualche sponsor dell'amministrazione fino al ritiro di un paio di deleghe che erano state assegnate a Memmo per ridimensionarne il ruolo. Manco a dirlo, la delega in questione era quella alla polizia locale ...
E cosi, dopo due anni e mezzo, nel gioco di incastri le tessere del mosaico di Palazzo Simoncelli non si sono ricomposte come
coram populo, avrebbe voluto ovvero con il ruolo di presidente dell'assise assegnato all'architetto ex della Margherita. Ecco però che la poltrona di presidente dell'assise civica è andata ad Angelo Fabrizi, assessore uscente e fedelissimo del sindaco.
Una mossa che a Memmo Di Cosimo, candidato più votato ora relegato ad un ruolo di secondo piano, non deve essere piaciuta. Qualche osservatore ha letto in questo passaggio politico una sorta di investitura verso Astolfi ed Angelo Fabrizi da parte del primo cittadino ma probabilmente è troppo presto per lasciarsi affascinare da dietrologie e strategie.
"Non c'è fiducia" ha più volte ripetuto l'architetto durante il suo intervento in consiglio comunale. E Piero che ha ribadito, subito dopo, che in politica non si fanno matrimoni e non ha risparmiato al suo antico sodale anche una frecciatina sulla vicenda Acea.
Beh, per una volta ha ragione Piero, in politica non si fanno matrimoni ma si ha il dovere di restare fedeli alla propria parola ed ai propri ideali.
Certo, quando la stella di Craxi brillava nel punto più alto del firmamento, tutti erano socialisti. Poi, dopo la caduta, molti si sono riscoperti socialdemocratici. Ma è così che va il mondo.
Un mio amico, uno storico economista si domandava: "Quando le cose cambiano, io cambio le mie idee. E tu che fai?"