La tentazione c’è ed è inutile girarci intorno. Non hanno fatto i compiti a casa; la politica è come la matematica, non la impari a memoria e non la impari in un giorno.
Avendo pochi soldi in cassa, poche idee e sostanzialmente poco o nulla da dire, copiano. Copiano tutti i "magnifici sette", copiano gli uni dagli altri. Copiano, la brutta e la bella come si faceva sui banchi del liceo anche se qui, c’è da crederci, sembra di essere alle elementari. Copiano tutto, idee buone e meno buone, copiano da quelli bravi e pure dai compagni di banco ciucci.
Il turismo, l’auditorium, le iniziative culturali, la scuola e perfino gli interventi in consiglio comunale.
Chi vince governa, chi perde fa opposizione, è questa la regola della democrazia ma per i “magnifici sette” che si sono candidati per giocarsi la partita elettorale questo confine è labile. Tutti contro tutti in un meraviglioso gioco di incastri sempre più sfumati, conditi da legami e parentele.
Chiunque vincerà avrà la maggioranza in consiglio comunale ma sarà minoranza tra la gente. A maggior ragione, il copia ed incolla non serve a nessuno.
Non ci sono soldi, questo è il punto. Le finanze pubbliche soffrono e senza qualcuno capace di ribaltare il tavolo, ora che i banchieri hanno messo il guinzaglio a Salvini e Di Maio, le sorti italiche sono legate ad un alito di vento. Quello che soffia sullo spread. Ma questa è un altra storia. E non deve confonderci con i temi che caratterizzano questa campagna elettorale.
Prendiamo il turismo. Parlano tutti del turismo, la panacea di tutti i mali. Fortunatamente, gli americani a Boville non ci vengono. E meno male. Non avremmo dove alloggiarli e loro avrebbero serie difficoltà a comprare un pacco di sigarette visto che manca perfino un distributore automatico. Personale che parla un discreto inglese poi è merce rara.
E le critiche all’amministrazione Fabrizi, a proposito del turismo, somigliano tanto ai discorsi di chi ha poco da dire. Con Piero, su intuizione di Nicola Milani, siamo entrati nel club dei Borghi più Belli d’Italia e nelle Città dell’Olio, non dimentichiamolo. E siamo entrati tra le destinazioni turistiche indicate dalla diplomazia a stelle e strisce di stanza a villa Taverna. Per quel che può valere, ovviamente.
Certo, di cose da mettere a posto ce sono pure troppe, dallo scempio dei guard rail intorno alla passeggiata che sembra di essere sull’Autosole alla meridiana in piazza fino al piazzale del lavatoio ridotto in pessime condizioni. Alberto Paglia, assessore nei primi anni duemila, aveva preparato tutti gli incartamenti per eliminare quella cabina; nessuno di quelli che sono venuti dopo, compreso Piero, ha ritenuto di dover proseguire quel lavoro.
Certe volte è meglio consegnare il compito in classe in bianco piuttosto che copiare da un somaro; si fa più bella figura.
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