martedì 17 aprile 2018

L'Italia, l'amicizia, la Grande Inter

“Andammo a giocare con una squadra di ragazzetti a un torneo a Ripi e lui prese una schiacciata velocissima che lo butto per terra. Si alzò e disse all’avversario “ma nen m facc gruoss!” Da bambino ragazzino giovanotto due erano le cose che adorava giocare al calcio e l’Inter di Herrera. Andai a vedere una sua partita in terza categoria. Era un ragazzino e la sua squadra quasi ultima giocava in casa contro la prima in classifica. Diede l’anima e con un suo goal vinsero la partita! Era questa la sua vita e faceva ogni cosa con il massimo impegno! 
La sua lealtà e il suo alto senso dell’amicizia lo caratterizzano come una persona che vale la pena conoscere nel percorso della vita! 
Disponibilità, cordialità, coerenza correttezza solidarietà sono sue peculiarità fondamentali! 
Quando lo vidi accarezzare senza sosta l’ultima volta 
I capelli del suo Americo morto a solo sei anni compresi il valore di un figlio e quanto queste ferite sanguinano a vita! L’Inter e il calcio le sue vere passioni !
la sana amicizia, la famiglia le sue vere certezze. 
Il ritorno in Italia il suo vero desiderio!”.

Una lettera aperta a Radio Boville. Ricordi, emozioni, parole d'affetto e di stima, da parte di uno degli amici d'infanzia, di quelli che ci giochi da bambino e porti nel cuore per tutta la vita.

Luciano è tornato in vacanza insieme a tutta la sua famiglia, per la prima volta insieme con la figlia ed il futuro sposo. Boville al centro del loro universo tricolore, le meraviglie della terra di Ciociaria, l’abbazia di Casamari. 
È li che i genitori si erano sposati, ormai tanti anni fa. E lungo la strada, mentre tornavano a casa dalla visita, la futura sposa, anzi la figlia di Luciano perchè di essere figli non si finisce mai, ha chiesto ai genitori se poteva sposarsi lì insieme al suo compagno. Quasi a voler riallacciare un filo della memoria che non si è mai spezzato, una pagina, un capitolo, un simbolo dell’esistenza di ognuno di noi. 

Un anno dopo il ritorno in Italia. La pioggia nei giorni precedenti ed in quelli successivi alla cerimonia. Prima e dopo perchè quel giorno il sole splendeva alto nel cielo. Con il prete che ha celebrato l’omelia, lo stesso che aveva conosciuto il piccolo Americo negli anni in cui stava studiando in Italia, terra di santi, poeti e navigatori. Il mondo è piccolo e ci si incontra sempre. Si sono rivisti ancora in America, qualche tempo dopo, hanno intrapreso un percorso spirituale, intitolando, tra le altre cose, un monumento religioso alla memoria del piccolo Americo. Finché il filo della memoria non è tornato ad intrecciarsi ancora, a metà marzo del 2014, con una rappresentazione teatrale, in dialetto baucano, nei locali della cattedrale dedicata a Santa Caterina di Siena. A Frankilin Square, a New York. Era il compleanno di Americo, un angelo che veglia su tutti noi da lassù. 


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