Sono riapparsi perfino tra le rovine di Ercolano e Pompei. Erano incisioni, disegni sui muri; Gutenberg sarebbe arrivato soltanto quindici secoli dopo.
I manifesti elettorali sono al centro della comunicazione politica. Da sempre. E la campagna elettorale di Boville, quella con i “magnifici sette” non è da meno. La guerra dei manifesti è iniziata, stavolta con il fuoco di fila sulla lista di Enzo Perciballi, “costretto” a scusarsi in occasione del comizio che ha tenuto a San Lucio per l’eccessiva intraprendenza dei suoi attacchini.
È umano sbagliare. Non è da tutti riconoscere gli errori, propri o dei collaboratori, errori grandi o piccoli. E chiedere scusa.
Non è la prima campagna elettorale in cui accadono queste scaramucce e non sarà nemmeno l’ultima.
Il confronto si sta spostando progressivamente sulla rete e chi più di Radio Boville, nata nel 2007 quando I baucani erano armati del vecchio modem 56k, può esserne più felice?
Tuttavia il vecchio manifesto conserva ancora il fascino del sapore antico.
Esagerare non è mai bello e nella notte tra sabato e domenica quei ragazzi hanno esagerato. No, bisogna rispettare le regole. E l’ambiente.
Insieme a questi ragazzi però hanno esagerato anche tutti gli altri e ci riferiamo ai protagonisti della politica baucana. La campagna elettorale è un momento per confrontarsi, per valutare la qualità delle idee e delle proposte. E poi, a qualche candidato, a qualche sostenitore presente e passato di questa o quella lista vorremmo ricordare la scorsa campagna elettorale, quella del 2013. I manifesti venivano affissi ovunque. Perfino sui cartelli stradali. Da tutte le liste. E da una in particolare. Quella dell’allora sindaco uscente.
Molti di quelli che oggi ricordano le regole del buon confronto democratico allora non si lamentavano. Non ricordano l’osceno manifesto affisso a Scrima, sulla cartellonistica stradale. In confronto, le bacheche sono roba da educande.
E se proprio vogliamo dirla tutta, le affissioni sui cancelli e sulle proprietà private che vediamo in questi giorni sono regolari fino ad un certo punto. Ognuno è libero di fare quello che meglio crede con la sua proprietà e ci mancherebbe altro ma due recenti disposizioni della giunta comunale hanno di fatto vietato l’affissione dei manifesti elettorali negli spazi non consentiti.
Poi, come sempre, in Italia si chiude un occhio usando quella regola non scritta che è il buon senso. Ed è giusto così. Tra quindici giorni o poco più la campagna elettorale finirà. Ai cittadini di Boville interessa davvero poco dei manifesti. E vorrebbero parlare di manutenzione delle strade, del cimitero, della differenziata, di come risparmiare qualche euro sull’illuminazione delle strade. E non ultimo, della scuola e della cultura.
La cultura di non fare la guerra dei manifesti. La cultura di mettere in difficoltà l'avversario con la buona politica, le idee e le proposte.
Nessun commento:
Posta un commento