sabato 12 maggio 2018

Nessuno vuole essere Robin

Lo sbuffo scarlatto non lascia troppo spazio all'immaginazione. Rosso spento, appunto, proprio come il colore che ha caratterizzato mezzo secolo di politica a Boville. Vanga e stelle, falce e martello. I simboli del bolscevismo all’amatriciana.
Ed il ricordo dei tempi che furono, quando nella sezione del Pci si decideva il sindaco del paese anche quando non c’era niente da decidere perché tutti volevano, e votavano, Alfredo Verrelli.

Quella sinistra ormai è un lontano ricordo, frantumato dai personalismi, dall’usura e dal passare del tempo. Un bicchiere di cristallo tra due botti d’acciaio. Sono quattro, addirittura quattro i candidati che fanno rifermento alla sinistra, intesa almeno come area culturale.
Orlando Cervoni, Renato Genovesi, Enzo Perciballi e Memmo Di Cosimo : di questi quattro, come canta Cesare Cremonini, nessuno vuole essere Robin.

D’accordo, Robin piace a tutti. Non nasconde le proprie debolezze, esprime al meglio la presenza, l’aiuto, l’incontro con gli altri.
Robin però è uno sfigato. È la quintessenza dello sfigato. Ha un amico schifosamente ricco che, buttacaso, è pure un supereroe. Non perché si sia svegliato una mattina col complesso di Napoleone Bonaparte. No, c'è proprio un segnale ad hoc per lui che si illumina di notte nel cielo, quando c'è un'emergenza. Roba che le emergenze si fanno degli scrupoli ad accadere di giorno perché altrimenti quel segnale lì non brillerebbe abbastanza. Non sarebbe scintillante come merita. Da fare invidia alle stelle.
Non dev'essere facile essere amico di uno così, da far invidia alle stelle.

Devono aver pensato questo Orlando, Memmo, Enzo e Renato. 
Ecco perché nessuno vuole essere Robin.

Tuttavia, i supereroi tutti i giorni non servono. Non serve vincere sempre, è meglio perdere e ragionare in prospettiva, talvolta l’ammissione di un errore ci apre la strada verso la prossima vittoria.
Robin, oltre ad essere in pace con se stesso al punto da non vivere male questa storia dell'amico supereroe, è uno che si impegna. Si veste pure lui in modo risibile, anche se non è mica Batman. Giallo, rosso e verde. 
Come se facesse un po' il verso a quell'amico supereroe di nero attillato. Se non puoi batterli, confondili. Oppure deridili. Silenziosamente. Che c'è più gusto.

Lo sapeva bene Alfredo Verrelli. Ha giocato una vita, quella politica si intende, a travestirsi da Robin. La Fiat Uno bianca, il cappuccino da Assunta, il giornale sotto braccio, la giacca che ne sottolineava una linea esile ed austera. E’ stato lui, per trenta anni, il vero supereroe di una Boville dove la stretta di mano aveva la sua importanza. 

Alfredo Verrelli era Batman. travestito da Robin.


Nessun commento: